
Se ha mai ucciso, se hai mai usato la pistola, se ha mai provato paura. Sono queste le domande più ricorrenti che i bambini e i ragazzi rivolgono a Giuseppe “Pippo” Giordano, l’ex ispettore della Direzione investigativa antimafia che stamattina – dalle 8,30 alle 10,30 – incontra gli alunni dell’Istituto comprensivo di Alfonsine nell’ambito delle iniziative di prevenzione al bullismo e all’interno del progetto “Sentinelle della legalità”.
Giordano, di studenti ne vede da nove anni: ci ha fatto l’abitudine?
“No, affatto. Con i bambini è sempre una scoperta. Non solo: i miei incontri si tengono dalla scuola elementare fino all’università. Ad ogni età le sue domande, le sue curiosità”.
Ce n’è una che non manca mai?
“Sì, quella su che persone erano, privatamente, Falcone e Borsellino. Gli studenti vogliono che racconti aneddoti che sui libri di storia non possono trovare”.
Arrivano già preparati, i ragazzi, ai suoi incontri?
“Nove volte su dieci sì. A volte direi che, sulla mafia, sono addirittura eruditi. Quando arrivano da me, hanno già fatto un percorso di studi e un lavoro in classe approfonditi”.
Che vita fa, oggi?
“Vivo a Forlì con mia moglie e faccio il nonno quasi a tempo pieno. Ho tre figli e cinque nipotini tra i due e gli otto anni: sono abituato a portarli all’asilo, prenderli da scuola, portarli in giro. Tra loro e le mie attività con i ragazzi, non mi annoio di certo”.
Molti dei suoi colleghi, a casa, non hanno avuto la fortuna di tornare. Lei non aveva paura?
“Anche questa è una domanda che i più giovani mi fanno spesso. A chi dice che eravamo degli eroi, rispondo sempre che si sbagliano. Noi avevamo una tremenda paura di andare al lavoro. Uscivamo la mattina di casa, magari con i nostri figli ancora a letto, e non sapevamo se saremmo rientrati la sera. Ogni volta che un collega veniva ucciso, però, ne uscivamo fortificati. Anche perché dovevamo lavorare anche per lui. Della mia sezione, sono morti in cinque”.
Non le manca Palermo, ogni tanto?
“Eccome. Cerco di tornarci per qualche giorno, quando posso. Sono stato mandato via per motivi di sicurezza. E non è mai troppo opportuno restare a lungo”.
Come si racconta la legalità ai bambini?
“Non è semplice. Io provo a raccontare che cosa è stata la mafia tra gli anni Ottanta e Novanta, da chi era composta, come uccideva, come era organizzata. E a chi mi chiede se un giorno scomparirà, dico che secondo me no, è come un cancro che difficilmente guarirà. Falcone diceva che era un fatto naturale: così come era nata, sarebbe un giorno morta. Ma io gli dicevo sempre che non ero d’accordo. Lo Stato Italiano non l’ha mai voluta veramente combattere”.
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