Niente da fare. Il progetto di far entrare i pannolini lavabili al nido – anche e soprattutto per sensibilizzare, attraverso le educatrici, le famiglie – non è andato a buon fine. L’idea del Comune di Faenza di sperimentare un modo più ecologico e salutare di cambiare i bambini, infatti, nella pratica non ha avuto i risultati attesi.
Nello scorso anno scolastico l’Amministrazione, insieme alla cooperativa Zerocento e a Hera, aveva introdotto i lavabili al nido convenzionato “8 Marzo”. Ma a giugno, dopo qualche mese di “prova”, il bilancio finale non è stato dei migliori. Lo spiega l’assessore ai Servizi per l’infanzia, oltretutto fresca di parto, Simona Sangiorgi: “L’idea della legislatura che mi ha preceduto era molto nobile. Ma il personale del nido ha avuto diverse difficoltà organizzative e logistiche. Per il cambio dei bambini (67 in totale, i più grandi dei quali, però, senza il pannolino) si perdeva diverso tempo e le esigenze di cambio erano più frequenti. In alcuni casi, nelle sezioni, sono stati sporcati giochi e tappeti. E anche i genitori, alla fine, non sono rimasti soddisfatti. Così ci siamo trovati davanti a una scelta obbligata: interrompere la sperimentazione”.
A Faenza, a sensibilizzare le famiglie, continuano a pensarci le mamme del Gaaf (Gruppo allattando a Faenza) che gestiscono a titolo volontario la “Pannolinoteca” il terzo sabato pomeriggio di ogni mese (dalle 17 alle 19) o su appuntamento, all’interno del Centro per le famiglie. Linda Maggiori e Marida Grassi, come fosse una biblioteca, danno in prestito per un mese dieci pannolini al massimo, con la possibilità di prorogare il prestito di altre due settimane: “Un modo per fare provare i lavabili alle mamme prima di scegliere di acquistarli”.
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