Non era stalking. L’attrice Gwyneth Paltrow ha fatto una figuraccia internazionale dopo che la giuria di un tribunale di Los Angeles ha assolto un uomo di 66 anni, Dante Siou, portato in tribunale proprio per l’odiosa incriminazione. Una figuraccia, certo: se sei una stella di Hollywood strapagata, straviziata e stracoccolata e assoldi un battaglione di super avvocati per metterti contro ‘l’uomo qualunque’ denunciando di essere preoccupata per la sicurezza dei tuoi figli e poi la giustizia stabilisce che erano tutte fantasie, non è esattamente un grande risultato. Vero che erano 17 anni che l’invadente fan tempestava di messaggi e regali la Paltrow, dicendo anche di volerla sposare, ma sono gli onori e gli oneri delle celebrità. Basta dare il giusto peso alle parole.
Invece pare proprio che la bella Gwyneth abbia esagerato. A nulla è servito essere scoppiata in lacrime durante una delle deposizioni: i giurati, evidentemente, l’hanno giudicata un’ottima scena da Oscar ma niente di più. Immancabilmente il pensiero corre a tutte quelle donne che non hanno i mezzi, innanzitutto finanziari ma anche culturali e morali, per denunciare i propri (veri) persecutori e per liberarsi di persone (realmente) pericolose. Se un giorno la Paltrow decidesse di fare un film su una vicenda del genere, si renderebbe personalmente conto della situazione.
Per il momento consigliamo all’attrice di accettare il verdetto della giuria con serenità. Magari potrebbe andare a rilassarsi al suo amato centro benessere Mugworth V-Steam di Santa Monica, da lei tanto decantato per una pratica che la stessa Paltrow consiglia a tutte le donne (è semplice e alla portata di tutti: basta trovarsi in California e avere il portafogli pieno, naturalmente): i bagni di vapore vaginali, “un mix di vapore e raggi infrarossi che va a purificare l’utero”. Olé.
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