Secondo l’ultimo censimento, risalente al 2015, in Italia i celiaci sono circa 164mila. Questa malattia autoimmune è in costante aumento e colpisce soprattutto le donne (lo 0,37% della popolazione contro lo 0,16% degli uomini) ma, a volte, ci può essere una diagnosi frettolosa. Prima di intraprendere una terapia farmacologica è opportuna accertare bene l’esatta entità della patologia ma, soprattutto il tipo. A sottolineare questi aspetti è “Glutox“, studio dell’ospedale Maggiore policlinico di Milano, promosso dalla associazione italiana gastroenterologi ospedalieri e appena pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients.
Secondo i ricercatori lombardi un paziente su cinque a cui è stata diagnosticata la celiachia soffre di qualcosa di meno grave e di più facilmente curabile, l’intestino irritabile. I sintomi sono comuni (gonfiore addominale, stanchezza generalizzata, mal di testa) e la causa è la medesima, la sensibilità al glutine, ma fino a quando non si tratta di celiachia vera e propria il problema si può risolvere con una alimentazione appropriata, senza glutine appunto: lo stato di malessere può essere eliminato facilmente senza bisogno di di terapie farmacologiche spesso gravate da effetti collaterali. E’ sufficiente mangiare i prodotti giusti.
La ricerca ha coinvolto 15 centri di gastroenterologia ed esaminato 140 pazienti di età compresa tra i 18 ed i 75 anni per un periodo di 6 mesi. I risultati hanno dimostrato che se si interrompe l’assunzione di glutine, tre pazienti su cinque non soffrono più dei sintomi e dei disturbi sinora attribuiti alla sindrome dell’intestino irritabile o ad altre alterazioni del funzionamento dell’apparato digerente. Ma non per questo sono celiaci.
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