La tragedia di Natale dell’A-14 sembrerebbe avere un perché. L’incidente che in autostrada, all’altezza di Rimini, lo scorso 25 dicembre costò la vita ad una mamma di 27 anni e al suo piccolo di nove mesi mentre mentre il padre e un altro figlio di due anni rimasero gravemente feriti è dovuto alla droga. Il 40enne di Pesaro alla guida della Opel che quella mattina tamponò la Opel della famigliola era sotto l’effetto della cocaina. A renderlo noto sul proprio sito è Giordano Biserni, presidente dell’Associazione amici della Polizia stradale, da sempre in prima linea per l’approvazione del cosiddetto “omicidio stradale”.
“Tutti gli incidenti apparentemente inspiegabili alla fine degli accertamenti risultano quasi sempre spiegabili – fa sapere l’Asaps -. Questo incidente certifica ancora una volta come sulla strada il rischio di conducenti che guidano sotto l’effetto di stupefacenti sia elevatissimo, mentre il numero dei controlli e soprattutto la loro efficacia sono inadeguati. Sì esistono e vengono già utilizzati dei precursori o narcotest che dir si voglia. Molti operatori delle varie forze di polizia non hanno però mai avuto il piacere o la soddisfazione di averli visti di persona”.
“Lo scorso anno – continua Biserni – sono stati predisposti in 19 province dal Servizio Polizia Stradale alcuni lodevoli servizi specifici e mirati al contrasto del fenomeno, posti di controllo con personale sanitario nei quali sono stati utilizzati alcuni precursori o narcotest che sono stati donati generosamente da associazioni o fondazioni. Ci permettiamo di dire che non si capisce perché la Polizia Stradale debba far conto su donazioni di questo genere per svolgere il suo lavoro, considerati gli importi di diversi milioni di euro che versa al Fondo incidentalità stradale notturna del Dipartimento Politiche Antidroga, alimentato attraverso le sanzioni che le forze di polizia contestano su strada”.
Biserni denuncia che “i precursori sono utilizzati qua e là in via sperimentale, che i posti di controllo con personale sanitario non servono per poter eventualmente accertare la sintomatologia che dimostri come il conducente sia sotto l’effetto ‘attuale’ di sostanze: infatti si dovrà comunque andare oltre con gli esami presso una struttura ospedaliera”. Tanto per fare un paragone: “In Spagna nel solo 2015 la polizia ha effettuato oltre 63.000 narcotest e per il 2016 ne ha programmati almeno il doppio. Così altri paesi Ue. Noi siamo invece ancora ad una sorta di sperimentazione”.
In ogni caso, ricorda Biserni, finché non verrà modificato l’articolo 187 del Codice della strada “sarà gioco facile per i legali far evaporare in giudizio l’accusa di guida sotto l’effetto di stupefacenti” e ci saranno “altre vittime innocenti e altre famiglie distrutte come quella della A14″. Infine, conclude l’Asaps, “quel conducente pluriomicida, qualora venisse accertata la sua penale responsabilità, in assenza della legge sull’omicidio stradale (che ancora come promotori di vecchia data attendiamo e speriamo arrivi a giorni) se la caverà con la condanna a qualche simbolico anno di prigione che non sarà probabilmente mai scontato e fra qualche anno tornerà a guidare”.
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