A casa sei ore dopo il parto: ora si può

mamma che ha appena partorito, gravidanza, neonatoIl progetto è partito da poco più di tre mesi ma piace moltissimo. Al punto che le richieste sono molto maggiori dei casi che effettivamente possono essere ‘soddisfatti’. Per una questione di prudenza e di tutela della salute, non per mancanza di mezzi. Si tratta della cosiddetta “dimissione precoce” al termine della gravidanza: dal parto al ritorno a casa passano solo sei ore. Il via all’esperimento è stato annunciato a metà settembre all’ospedale San Giovanni di Dio (conosciuto anche anche Torregalli), struttura pubblica di Firenze. Finora una decina i casi trattati con “mamme felici dell’iniziativa” (come dicono al Torregalli), a fronte però di moltissime richieste. Le condizioni richieste dai medici per poter far parte del progetto sono abbastanza restrittive: fondamentalmente l’obiettivo è l’azzeramento dei rischi. O, almeno, quello di non prenderne neanche mezzo in più rispetto al parto ‘tradizionale’.

Di solito, dopo il parto, mamme e neonati restano in ospedale almeno 48 ore prima di far rientro a casa. Nella “dimissione precoce”, se mamma e neonato stanno bene e sono rispettate alcune condizioni organizzative, già dopo 6/24 ore si può far rientro in famiglia.

“La proposta – spiega sul sito dell’Azienda sanitaria di Firenze la dottoressa Paola Del Carlo che dirige la struttura di ostetricia e ginecologia di Torregalli – è rivolta per il momento a donne che abbiano già avuto almeno un parto e senza precedenti ostetrico/neonatologici negativi, con una gravidanza giunta al termine fra le 37 e le 42 settimane, e con decorso normale del parto e nelle due ore dopo il parto. Insomma gravidanza, travaglio, parto e immediato post-partum devono essersi svolti in modo fisiologico e secondo precisi standard stabiliti da procedure e protocolli clinici a tutela della salute di madre e neonato”. Non solo i medici devono escludere la presenza di problematiche cliniche che rendano preferibile la permanenza in ospedale, seguendo quindi il percorso ‘normale’, ma è necessario che anche la famiglia sia disponibile al rientro anticipato e protetto e a sottoporsi ai controlli previsti.

“Se questo percorso è condiviso – aggiunge la dottoressa Del Carlo –, i genitori firmano il ‘consenso informato’, ostetrica e pediatra forniscono i recapiti telefonici cui possono rivolgersi 24 ore su 24 in caso di dubbi sulla salute della madre o del neonato. Dopo i controlli previsti, si esegue la visita di dimissione neonatologica e ginecologica”. Dopo un consulto con l’ostetrica, il ginecologo ed il neonatologo, vengono programmati i controlli: entro 24 ore dalla dimissione una visita domiciliare da parte dell’ostetrica aziendale per l’accertamento dello stato di salute psicofisica materna e di un buon adattamento neonatale; entro 48/96 ore dalla nascita, mamma e neonato si recheranno in ospedale per sottoporsi rispettivamente al controllo ostetrico e neonatologico ed eseguire anche i primi screening obbligatori; infine, entro sette giorni, viene concordata la prima visita puerperale presso il consultorio di riferimento in attesa della presa in carico da parte del pediatra di famiglia.

“Naturalmente – chiarisce Arianna Maggiali, responsabile delle ostetriche dell’Azienda sanitaria di Firenze –, nel caso in cui, in una qualsiasi fase del percorso, dovessero verificarsi condizioni che suggeriscano un ripensamento, l’ostetrica, sia essa ospedaliera, domiciliare o del consultorio, può attivare, coinvolgendo gli altri professionisti medici, tutte le azioni necessarie alla tutela della salute della madre e del neonato, compresa la riammissione in ospedale di entrambi”.

Questo progetto dovrebbe comportare anche un risparmio economico e una maggior disponibilità di posti letto. Si è calcolato che il 20% dei bambini nati nel 2014 al San Giovanni di Dio, circa 350 in termini assoluti, avrebbero potuto far rientro a casa subito dopo il parto. La dimissione precoce potrebbe quindi essere adottata in un parto su cinque e ben presto essere estesa ad altri punti nascita fiorentini come l’Annunziata e Borgo San Lorenzo: questa soluzione infatti si presta ad essere adottata nei centri di piccola-media grandezza e con una buona rete di assistenza territoriale.

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