Aumentano le unioni miste. E anche le denunce di violenza sulle donne

Sono sempre più frequenti le donne, spesso con basso livello d’istruzione e scarse capacità economiche, che si sposano o si accompagnano con immigrati magrebini di religione musulmana.

Le Procure sono piene di procedimenti giudiziari a carico di magrebini per, maltrattamenti, lesioni, riduzione in schiavitù, sequestro di persona, violenza carnale, stalking, tentato omicidio, omicidio, non sempre solamente a carico della moglie, ma spesso anche a carico di figlie o nipoti.

Quello delle violenze in famiglia (e riguarda anche le famiglie italiane) è come la punta di un iceberg: per ogni metro sopra la superficie ve ne sono 10/20 sott’acqua.

Alla stessa stregua, i casi che arrivano in Procura rappresentano una parte infinitesimale delle migliaia di situazioni violente che vivono le donne, così come sono pochissime quelle che hanno la forza, la fortuna, la possibilità di poter uscire da quella situazione e rifarsi una vita.

Ma per tornare all’argomento, il concetto che sta dietro al fortunato slogan delle battaglie femministe: “io sono mia”, nella cultura arcaica della religione musulmana non è neppure pensabile.

La donna è proprietà: del padre, poi dei fratelli maschi e, in un secondo tempo con il matrimonio, del marito; allo stesso modo i figli nati dall’unione sono di proprietà esclusiva del padre. Questo spiega i tanti rapimenti di bambini di coppie miste, che vengono portati nel paese d’origine del padre, quando l’unione si rompe; il padre sta semplicemente esercitando un diritto/dovere che gli impone la sua cultura.

Anche nella cultura occidentale, in un passato remoto, vi era una posizione della donna similare, tanto che, per descrivere l’assetto culturale del mondo musulmano, spesso si fa riferimento al nostro medioevo: i famosi “secoli bui”.

velo, islam, donne musulmaneNella nostra cultura però, per merito del concetto di evoluzione e progresso, ereditato dalla filosofia greca e sviluppato nel “secolo dei lumi” e del concetto di libero arbitrio presente nella religione cristiana, vi sono sempre stati i germi del cambiamento e gli strumenti per arrivare alla parità concettuale fra uomo e donna (anche se sul piano pratico vi è ancora un certo cammino da compiere).

Ma una cultura che non conosce l’idea di progresso e che concepisce, non un Dio misericordioso e padre, ma un Dio incombente e severo, staccato dagli uomini, come quello dei primi libri della Bibbia, non potrà mai uscire dal medioevo, ma si limiterà ad usare gli strumenti moderni, frutto del progresso occidentale, per propri fini arcaici. Un po’ come quando arriva lo sceicco di turno a Montecarlo o in Costa Smeralda ed usa aerei o yacht moderni, va al grand hotel, gira in Ferrari, ma si porta l’harem, rigorosamente velato e chiuso nella suite all’ultimo piano.

Siccome però al cuor non si comanda e, soprattutto, non si parla di filosofia, assisteremo nei prossimi anni ad un aumento esponenziale di unioni miste; le Procure sono avvertite, così come i Servizi Sociali e le varie organizzazioni tipo Linea Rosa o Casa delle Donne.

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