pillolaFa male, causa il tumore al seno, non va presa troppo a lungo, è vietata alle giovanissime. Sulla pillola anti-concezionale i pregiudizi sono tanti e duri a morire. Lo sostiene Claudio Bertellini, direttore di Ostetricia e Ginecologia all’ospedale di Forlì e organizzatore del convegno “La contraccezione ormonale: scelte personalizzate per il benessere della donna” in programma oggi a partire dalle 8,45 nell’aula Pieratelli del Morgagni-Pierantoni (il programma è qui).
Dottore, quanto è cambiato il panorama contraccettivo negli ultimi anni?
“Moltissimo, direi che si è rivoluzionato. La contraccezione è sempre meno problematica, molti luoghi comuni sono stati sfatati. Oggi esistono oltre cinquanta tipi di pillole, diverse per dosaggio, componenti e modalità di somministrazione. In base alla storia della donna, insomma, è possibile scegliere quella più adatta: hai l’emicrania? Hai l’acne? Sei in pre-menopausa? C’è una soluzione per tutte. Senza contare che si può scegliere l’opzione più consona alle proprie esigenze: la spirale ormonale, l’anello vaginale, il cerotto e il dispositivo sottocutaneo sono alcune delle proposte per chi, per esempio, rischia di dimenticarsi l’assunzione giornaliera per bocca”.
Sulla pillola studiata per il periodo dell’allattamento ci sono resistenze?
“Purtroppo sì. Si dice ancora alle mamme che mentre allattano al seno non possono tutelarsi da eventuali gravidanze indesiderate. Invece no: esiste una pillola a base di progesterone che può essere assunta senza problemi per tutta la fase dell’allattamento”.
Chi è il professionista che, più di frequente, prescrive alle donne la pillola?
“Il ginecologo ma anche il medico di base. Quello che è importante sapere – ed è lo scopo del convegno – è che serve una personalizzazione. Se una donna esegue regolarmente pap-test e visita ginecologica e non ha un’anamnesi negativa, può senza problemi essere il medico di base a indirizzarla. Ma se ci sono esigenze o patologie particolari, meglio mandare la paziente dallo specialista”.
Oggi si è abbassata l’età dei primi rapporti sessuali: si inizia prima anche a prendere la pillola?
“Dovrebbe essere così, soprattutto per evitare che un’adolescente incappi in una gravidanza e interrompa il proprio progetto di vita. Ma le resistenze ci sono, soprattutto da parte dei genitori che vivono la vita sessuale delle proprie figlie come un fatto negativo. Un atteggiamento che si ripercuote anche sulle ragazzine: se non hanno l’approvazione della famiglia poi non vanno dal ginecologo, non si informano sulla contraccezione. E il rischio di rimanere incinte non fa che aumentare”.
La pillola del giorno dopo consente di correre ai ripari: con quali risvolti?
“La pillola del giorno dopo può essere presa entro cinque giorni dal rapporto a rischio. All’inizio di maggio una disposizione della Regione Emilia-Romagna ha consentito alle donne maggiorenni di poterla acquistare senza prescrizione medica. Ma per le minorenni non vale. E torniamo da capo: il rischio di gravidanze non cercate resta”.