Di adolescenti femmine si parla spesso. Per le ragazzine, di libri, ne esistono molti. Sul fronte maschi, invece, si apre il vuoto. Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta, educatore e padre di quattro figli (di cui due maschi di nove e quattordici anni), quando ha visto il libro di Elasti “Dire fare baciare. Istruzioni per ragazze alla conquista del mondo” (noi l’avevamo intervistata qui), ha lanciato a se stesso e a Feltrinelli una sfida: scrivere di adolescenti col cromosoma y. E così ha ribaltato il titolo della collega Claudia De Lillo. “Baciare fare dire. Cose che ai maschi nessuno dice” è il suo libro, a metà tra il molto serio e il molto ironico. Un libro scritto per gli adolescenti ma che diventa di fatto una guida per chi ha figli di quell’età.
Jacopo, suo figlio maggiore, ha ispirato buona parte del libro e ne è, di fatto, uno dei protagonisti: come ha reagito?
“Jacopo l’ha letto tutto in fase di realizzazione e l’ha anche commentato a lungo. Il suo feedback è stato parecchio suggestivo, soprattutto perché non è un figlio compiacente ma piuttosto guerriero”.
Nel libro ci sono parecchie voci di ragazzini, che si esprimono di volta in volta sui vari temi da lei trattati: il bullismo, la droga, il sesso, i sentimenti, la pornografia. Emerge spesso l’immagine di un uomo abituato a non piangere, ad adorare i propri attributi, forte, potente e di successo. Traspare, da quelle voci, anche qualcosa di diverso?
“A tratti sì. Mediamente gli adolescenti che hanno fatto parte della ricerca qualitativa tendono a restare dentro lo stereotipo, dal quale si sentono protetti. Ma ho raccolto anche delle belle voci divergenti, che mi danno la speranza che qualcosa stia cambiando”.
Qual è stato l’argomento più ostico da trattare?
“Senza dubbio la pornografia, perché nessuno la affronta. I padri restano in silenzio totale ma i ragazzini la usano moltissimo. Da un lato ne sono eccitati, dall’altro turbati. Questa ambivalenza nasconde il bisogno di capire e approfondire il fatto che la sessualità non si riduce a quello. Il problema è che, in mancanza di altre narrazioni da parte di figure adulte e in mancanza di un’educazione sessuale che alle femmine, invece, viene in qualche mondo impartita, gli adolescenti sono convinti che il sesso non abbia a che fare con le emozioni”.
Quale immagine della donna hanno in mente?
“Una donna che è prima di tutto femmina, nel senso sessuale e fisico del termine. Diverso il caso di chi, a casa, ha ricevuto una sensibilizzazione al tema e ha visto uomini che sanno alzare lo sguardo e vedere che le donne sono molto altro”.
Lei tratta anche di paternità, sul quale è impegnato da diversi anni a livello professionale: è una moda, oggi, parlare di “nuovi padri” o c’è davvero un cambiamento in atto?
“Io vedo che i figli sono occasioni straordinarie per la trasformazione del maschile. I figli consentono spesso agli uomini di aprire un nuovo file: quello dell’emotività e della tenerezza, oltre quei concetti di potere, successo, soldi e sesso che nell’immaginario collettivo vengono loro associati. Molti papà che vedo nel quotidiano, con i bambini rompono gli argini. Credo ci sia sempre più bisogno, da parte della letteratura e del cinema, di raccontare questo cambiamento”.
Si rivolge solo ai maschi “Stay hungry, stay foolish”, la famosa esortazione ai giovani di Steve Jobs che lei fa sua?
“No, anche alle ragazze. Credo che abbia a che vedere con l’evolvere, nel senso di andare sempre alla scoperta di se stessi come esseri in potenza. Un invito a essere dei pensieri pensanti, anziché pensati”.
Alberto Pellai è da poco uscito anche con “Tutto troppo presto. L’educazione sessuale dei nostri figli nell’era di Internet” (DeAgostini). Qui il sito
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