No, la maggior parte delle donne che ha partorito con l’epidurale non tornerebbe indietro. Almeno a Forlì, dove si è appena conclusa la somministrazione per circa un anno di questionari diretti alle donne che hanno avuto un figlio all’ospedale Morgagni-Pierantoni. Questionari (325 quelli compilati) volti a indagare anche vari aspetti della gravidanza e del puerperio. Oggi pomeriggio dalle 14 alle 18 nella Sala Pieratelli si terrà l’incontro organizzato dall’Ausl e dalla Fidapa “Il parto indolore – La voce delle mamme”. Un’occasione per fare il punto su quella che ormai è una scelta sempre più frequente tra le donne in gravidanza. Claudio Bertellini, primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia, è stato tra i pionieri del parto in analgesia.
Dottore, quante donne partoriscono con l’epidurale da voi?
“Il 20%. Il prossimo anno festeggeremo i dieci anni. Siamo stati i primi, in Area Vasta, a offrire questa opzione, che è sempre stata gratuita. Devo dire, comunque, che fatti cento i parti, novanta avvengono con metodiche che alleviano il dolore: travaglio in acqua, doccia calda, massaggi. Alla fine dell’anno introdurremo anche la digitopressione: alcune ostetriche della nostra equipe verranno formate ad hoc”.
A volte, per i motivi più vari, l’epidurale non si riesce a fare. C’è anche un problema di personale?
“No, siamo riusciti a garantire la presenza di un anestesista 24 ore su 24, festivi compresi. Un traguardo importante, che ci rassicura anche sulle problematiche varie che si possono incontrare durante un travaglio o un parto: un cesareo d’urgenza da effettuare, così come una revisione di cavità uterina”.
Nessuna lamentela?
“Pochissime, magari inerenti alle tempistiche. Fatto sta che la maggior parte delle donne che ha fatto esperienza di epidurale ne è uscita soddisfatta. Mi piacerebbe poter continuare a somministrare i questionari, sono un valido strumento per controllare e tenere sott’occhio la qualità del nostro servizio”
Ci sono ancora resistenze, da parte delle donne, rispetto al fatto di effettuare un’anestesia quando se ne potrebbe anche fare a meno?
“Le resistenze stanno diminuendo. Quello che però dico sempre ai miei operatori, è che non siamo noi a dover convincere le donne. Il nostro ruolo è quello di fornire un’informazione neutrale, di esporre i pro e i contro senza influenzare le scelte. Se dovessi fare autocritica, direi che il punto sul quale dobbiamo lavorare di più è proprio l’informazione, che dev’essere sempre completa e di alto livello”.
Tra le obiezioni c’è quella secondo cui l’analgesia rallenterebbe il travaglio e farebbe aumentare i parti operativi: con il ricorso, per esempio alla, ventosa. Tutto vero?
“Abbiamo riscontrato di no. Il parto in analgesia, diminuendo le ansie della donna e rendendola più partecipe e coinvolta, in realtà riduce i parti operativi e i cesarei stessi”.
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