Un anno in viaggio intorno al mondo “per non costruire una quieta disperazione”. La storia della famiglia Gangemi

 

Alessandro Gangemi con Martino (immagine tratta dal blog Seinviaggio)
Alessandro Gangemi con Martino (immagine tratta dal blog Seinviaggio)

Sono partiti da Bologna alla fine di agosto per un viaggio intorno al mondo che durerà circa un anno. Alessandro e Caterina hanno 38 e 39 anni e hanno deciso che la vita va vissuta nella sua pienezza. Non hanno rinnovato i contratti di lavoro in scadenza e con i risparmi accumulati negli anni hanno preso il volo. “Bene – diranno molti – fortunati loro a poterselo permettere, perché quando avranno un figlio…”. Ebbene, Alessandro e Caterina di figli ne hanno quattro (una di otto anni, Ines, una di sei, Miranda, uno di tre, Vinicio, e uno, Martino, che all’anno non ci arriva ancora) ed è con loro che sono partiti.
Abbiamo raggiunto la famiglia Gangemi con qualche domanda a Cochin, in India, dove hanno trascorso le ultime settimane.

Molti genitori con figli piccoli non vanno nemmeno in vacanza per pochi giorni, voi vivrete viaggiando per un anno. Come ci si organizza per un’impresa di questo tipo?
“Il comune desiderio di partire è stato il motore principale. Abbiamo deciso tutto a giugno 2013, quando è arrivato nella pancia Martino, l’ultimo figlio. A luglio abbiamo deciso di lasciare il lavoro al termine dei nostri contratti  (dicembre) e lo abbiamo comunicato. A settembre abbiamo levato i figli da scuola e abbiamo iniziato un percorso di Homeschooling. Contestualmente è iniziata la lettura e il reperimento informazioni, le scelte organizzative, la scelta delle tappe, la burocrazia, qualche sofferta decisione di principio, acquisto dell’essenziale. Tutti passaggi che s’incastrano fra loro ma che necessitavano del loro tempo”.

Qual è stato lo stimolo che vi ha fatto decidere di partire per un viaggio intorno al mondo?
“L’evidenza dei fatti. Dovevamo e dobbiamo cambiare. Conducevamo, come molte persone che hanno dei figli, delle vite molto intense: dovevamo ‘incastrarci’ continuamente fra lavoro, figli, organizzazione della casa. Capitava spesso di non dare il giusto tempo alle cose, di non riuscire ad ascoltare i figli, di non fare bene il proprio lavoro, di annullarsi come individuo e come coppia. Siamo fortunatamente arrivati a questa soluzione per evitare di costruire una quieta disperazione”.

Come farete con la scuola?
“La scuola la vivono tutti i giorni, è una scuola di beati, fatta di cose che pochi vedono. Imparano da qualsiasi cosa, noi adulti non

Immagine tratta dal blog Seinviaggio
Immagine tratta dal blog Seinviaggio

riusciamo minimamente a comprendere cosa li colpirà oggi: se il discorso con una persona che vende verdura, il sapore di un frutto, la discussione animata con un locale o la trattativa per il costo di un servizio. Un paesaggio, un odore, la forma di una foglia dell’albero. Questa è la base, dentro cui realizziamo un percorso quotidiano (o quasi) di 2 ore circa in cui si fissano le cose che sono rimaste impresse, si impara quello che è necessario comprendere per affrontare la vita di tutti i giorni: scrivere, leggere, imparare l’inglese, disegnare, far di conto. Vivendo con loro questi momenti possono essere richiamati ogniqualvolta si legge un cartello, si ascolta un messaggio, si paga o si affitta un bene. Siamo un gruppo di persone che sta cercando un’amalgama diversa. Facciamo errori tutti i giorni, specialmente noi adulti, forse è la migliore forma di apprendimento”.

Quali tappe avete previsto?
“Ancora non abbiamo definito il futuro ma in linea di massima è stato e sarà questo il percorso:
Milano – Ikaria; Ikaria – Atene; Atene – Istanbul; Istanbul – India (Mumbai, Goa, Gokarna, Bangalore, Mysore, Auroville, Mammalapuram, Cochin); Thailandia (Bangkok, Ko Samui e poi chissà); Indonesia (Bali); Tokyo; San Francisco; Città del Messico; Houston-New Orleans; New York; Milano.
Possiamo dire che costruiamo delle basi in ogni luogo, per conoscere bene i posti e creare delle routine. Non siamo backpacker che seguono il vento e l’ispirazione, abbiamo la necessità di costruire un nido in ogni luogo che viviamo per dare un minimo di stabilità ai bambini”.

Com’è stata finora l’esperienza? In linea con le vostre aspettative? Come la stanno vivendo i bambini?
“Siamo stati molto temerari nel perseguire il nostro obiettivo, organizzando il viaggio si sono costruite idee di viaggio, di come sarebbe potuto essere per ciascuno. Le idee sono partite dai desideri: di stare bene, di diventare migliori, di imparare qualcosa di nuovo e di sentirsi vivi. Le aspettative erano e sono nebulose sempre totalmente fuori dalla realtà. Ma questi sono gli adulti.
I bambini sono Altro, sono ‘catturati’ dai nostri schemi e dal viaggio. Spesso ‘scappano’ in ansia, tristi o felici, euforici, sognanti e curiosi, spesso sono attaccati agli eventi e cambiano, diventano alti in un giorno per poi abbassarsi quello dopo. Più di noi sanno vivere, più di noi sono liberi, più di noi coscienti in alcuni momenti. Ciascuno vive il viaggio secondo le proprie inclinazioni, esattamente come non ci aspettavamo che sarebbe stato.
Dopo quattro mesi ci sentiamo in viaggio, i primi mesi sono stati molto ‘legati’ alla nostra vita precedente, non è facile gestire la libertà e l’infinità di strade che si possono presentare da percorrere”.

Per quando è previsto il rientro? Avete progetti (rientro al lavoro, la scrittura di un libro ecc…)?
“Fine luglio 2015. I progetti sono in evoluzione continua, quella che vi darei sarebbe un’istantanea poco veritiera; di stimoli ne riceviamo e ne abbiamo parecchi. Vedremo”.

Caterina e Ines (foto dal blog Seinviaggio)
Caterina e Ines (foto dal blog Seinviaggio)

Quali sono stati i commenti di amici e parenti quando avete comunicato loro la vostra decisione?
“Mia madre è rimasta di sasso. Anche i genitori di Caterina. Penso possiate immaginare la serie infinita di domande, dubbi, pericoli che una strada del genere stimola in una madre e in un padre. Sono stati comunque tutti molto rispettosi delle nostre scelte, non hanno mai cercato di dissuaderci. Hanno accettato di buon grado ed ora sono felici perché vedono che stiamo bene e che tutto è ‘normale’. Gli amici hanno ondeggiato invece fra euforia, sana invidia e preoccupazione.
Basta comunque poco, via video/web, per essere vicini e comunicare con gli affetti più cari. Una connessione e poco altro e anche la nostalgia diventa un semplice esercizio dello spirito. Almeno per ora. La cosa molto bella è che davanti a scelte di questo tipo gli affetti diventano più cari, è più semplice e necessario dirsi che ci si vuole bene, che si sente la mancanza di qualcuno”.

Chi volesse tenersi aggiornato sul viaggio di Alessandro e Caterina può farlo visitando il loro blog: seinviaggio.wordpress.com.

 

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