Gravidanze sempre più medicalizzate. Il dato emerge dall’indagine sulla salute conclusa nel 2013, che fa riferimento a 2,7 milioni di donne (di cui il 18,2% straniere) che hanno partorito nei cinque anni precedenti. Cresce la quota di donne che si sottopone a troppi controlli ecografici: il 37,6% ha fatto almeno sette ecografie durante la gestazione (il 23,8% nel 2000 e il 28,9% nel 2005).
Ma ci sono anche numeri confortanti, come l’aumentare della consapevolezza delle donne fumatrici sui danni del fumo per il nascituro: il 74,1% smette di fumare nel periodo di gestazione (63,4% nel 2000), il 22,8% riduce le quantità e solo il 3% non modifica le proprie abitudini al fumo (6,8% nel 2000).
Male, invece, sul fronte taglio cesareo: l’Italia rimane il paese europeo con il più alto ricorso al taglio cesareo, con una quota pari al 36,3% secondo i dati del 2013. Alta medicalizzazione anche nell’assistenza al parto spontaneo: nel 32% dei casi riguardano la rottura artificiale delle membrane, nel 34,7% l’episiotomia e nel 22,3% la somministrazione di ossitocina per aumentare la frequenza e l’intensità delle contrazioni.
Dato positivo, l’aumentare, rispetto al 2005, delle donne che allattano al seno (85,5% contro l’81,1%). Continua a crescere anche la durata media del periodo di allattamento: da 6,2 mesi nel 2000 a 7,3 mesi nel 2005 fino al valore di 8,3 nel 2013. Il numero medio di mesi di allattamento esclusivo al seno è pari a 4,1; il valore più alto si registra nella Provincia autonoma di Trento (5,0) e quello più basso in Sicilia (3,5).
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