La Depressione post partum è uno dei problemi più seri e al tempo stesso sottovalutati che una donna che ha appena partorito si possa trovare ad affrontare. Sottovalutati non tanto dai professionisti sanitari, ma dalle donne stesse e dalle loro famiglie, che anche quando si accorgono che c’è un malessere faticano a parlarne per vergogna.
Per cercare di far sentire meno sole le mamme, l’associazione Strade Onlus e Rebecca Fondazione hanno presentato il progetto Rebecca Blues, il primo social network per curare la Depressione Pre e Post Partum delle mamme e proteggere i figli dalla disabilità conseguente alla depressione materna.
Circa 80.000 donne l’anno si ammalano di Depressione Pre e Post Partum, ovvero una
mamma su 7. E solo una su 4 riceve un trattamento: questo significa che 60.000 donne
rimangono sole ad affrontare questa malattia.
Le conseguenze sociali del fenomeno sono dimostrate da una vasta letteratura scientifica: il quoziente intellettivo è più basso di 5 punti nei figli di madri depresse, la tendenza ad ammalarsi è 7 volte maggiore, con una percentuale di comportamenti violenti sviluppati in età adolescenziale e adulta molto più alta. Senza dimenticare che, nei casi più gravi, la depressione può portare all’infanticidio e al suicidio.
Il progetto Rebecca Blues nasce come risposta a una serie di fallimenti descritti dalla letteratura nell’approccio alla Depressione Post Partum. Normalmente solo un quarto delle donne chiede aiuto perché la vergogna è una parte strutturale della patologia. Tutte le strategie più semplici per affrontare questo problema hanno fallito nel mondo.
Se la donna viene sottoposta a test mensili è possibile individuare i sintomi della Depressione, ma la visita periodica a casa però non è, secondo gli esperti, la risposta più adeguata, perché la donna la vive come un’invasione.
“Per questo – spiegano gli ideatori del progetto – è stato necessario ideare un progetto di prevenzione complesso, ma rispettoso dell’intimità della donna e che valorizzi il rapporto con il medico di fiducia (medico di base, ginecologo, pediatra, psichiatra…) scelto dalla madre in un momento di benessere. Il social network Rebecca Blues (basato su piattaforma mobile in modo da raggiungere il maggior numero di persone possibili) permette da un lato l’autodiagnosi delle mamme e dall’altro l’attivazione del medico in caso di necessità. Questa particolare strategia è stata chiamata “Patto di Rebecca” ed è il nucleo centrale del software”.
Il progetto per ora è partito a Roma, con l’ospedale San Camillo, ma l’intenzione è di estenderlo a tutto il territorio nazionale.
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