Le cronache hanno riportato di recente la notizia di una bambina di tre anni che in provincia di Roma è stata uccisa dal cane di famiglia, un pastore tedesco. E da lì a parlare di cane killer il passo è stato breve. Come breve è anche quello che porta a generalizzare e a indicare come pericolose intere razze, soprattutto quelle con esemplari di taglia grande.
Ma come si arriva a queste situazioni estreme? E davvero i cani ‘grandi’ sono più aggressivi di quelli piccoli? O nel rapporto tra umano e cane predominano ignoranza e luoghi comuni che portano a sottovalutare l’importanza di una buona educazione?
Queste domande sono state rivolte a Monica Leonardi, istruttore comportamentista e istruttore cinofilo Enci di Cesena. “Non esistono cani-killer, ma noi siamo molto bravi a farli diventare tali. Ogni cane, di qualsiasi tipo, ha un periodo socializzante in cui conosce i suoi partner sociali disponibili. Questo periodo è importante per tutti, ma soprattutto per cani territoriali da guardia, come il pastore tedesco. Se la socializzazione non avviene, tutto quello che il cane non conosce è una preda o un rivale e il problema di socializzazione coi bambini è molto frequente”.
Si sente spesso raccontare di genitori che quando nasce un bambino rinchiudono il cane in un recinto, o comunque lo tengono separato dal resto della famiglia
“Oppure lo picchiano. E a quel punto il cane vede il bambino come un problema. Si ricordi che il cane ha l’intelligenza di un bambino di 4-5 anni e vive di memoria associativa, cioè associa a un determinato comportamento un premio o una punizione. Con l’associazione bambino=problema è facile che si arrivi al passo successivo, cioè quello di eliminare il problema per far tornare le cose come prima”.
E i cani tenuti nei recinti?
“Quelli sono, a tutti gli effetti, cani che non fanno parte della famiglia, ma fanno branco per conto proprio. Magari riconosceranno il padrone che porta il cibo, ma tutto il resto viene percepito come preda o rivale. Da quello che si è saputo sulla vicenda di Fiano Romano pare che quel pastore tedesco fosse emarginato e non fosse stato fatto socializzare con la bimba. E poi mi chiedo anche come abbia fatto una bambina di tre anni ad aprire tre cancelli senza che nessuno se ne accorgesse”.
Cosa si intende per socializzazione di un cane?
“Perché il cane da adulto sia tranquillo ed equilibrato deve fare più esperienze possibili prima degli 8-12 mesi. Deve conoscere gli adulti, i bambini, gli anziani, gli altri cani e anche gli altri animali. Le persone adulte hanno un odore diverso da quello dei bambini e da quello delle persone anziane, che si muovono anche in modo differente e se il cane non ha imparato a conoscerli può facilmente percepirli come una minaccia. Questo se prendo un cane da cucciolo, mentre se lo prendo da adulto è importante sapere se quel cane è stato fatto socializzare o meno. Se non lo fosse stato, potrei abituarlo al bambino che vive in casa, ma non a tutti i bambini. Non scatterebbe quella generalizzazione che fa riconoscere al cane la categoria ‘bambini’ come partner sociali disponibili”.
Ci sono razze più pericolose delle altre?
“Ci sono cani più territoriali degli altri, allevati da secoli per fare la guardia. Ma non ci sono cani cattivi, perché il loro comportamento dipende da quante competenze noi diamo loro per farli vivere nella nostra società. E anche i cani piccolissimi possono rivelarsi aggressivi e pericolosi se è mancato quel percorso di cui ho parlato”.
Qual è il consiglio per quelle famiglie che hanno da sempre un cane e sono in attesa di un figlio o che magari hanno già bambini e vogliono adottare un cane?
“Di rivolgersi a un istruttore o a un veterinario comportamentista e di farsi seguire nel percorso di educazione e inserimento in famiglia”.
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