E’ salita sulla scala anticendio, poi si è voltata di schiena e si è lasciata cadere nel vuoto. Così ha deciso di stroncare la sua vita Rosita Raffoni, 17 anni, studentessa appena promossa a pieni voti nella terza B del liceo Classico “Morgagni” di Forlì. La ragazza, che viveva con la famiglia a Bertinoro, martedì pomeriggio ha preso l’autobus e ha raggiunto Forlì. Precisamente l’istituto scolastico che frequentava in piazzale della Vittoria. E proprio qui ha deciso di togliersi la vita.
L’allarme è stato lanciato da due persone che hanno assistito inermi alla scena, ma quando l’ambulanza e i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Forlì sono giunti sul posto, per Rosita non c’era più nulla da fare. La giovane è morta sul colpo.
E proprio i militari, nello zainetto lasciato sul tetto dalla ragazza, hanno trovato una lettera con la quale Rosita chiedeva scusa ai genitori per quel gesto che sarebbe maturato per alcune incomprensioni in casa. Una tragedia per i genitori che alla notizia sono accorsi subito sul posto, dove il padre della ragazza si è sentito male ed è stato soccorso dai medici.
La notizia della morte si è diffusa velocemente anche tra docenti e insegnanti e la preside Giuliana Branzanti martedì pomeriggio si è recata a scuola. “Siamo sconvolti – ha detto la preside al quotidiano La Voce di Romagna – E’ una tragedia che non ci spieghiamo e che ci ha lasciati sgomenti”.
Le indagini sono a cura del pubblico ministero Marilù Gattelli.
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Sono un’ exallieva del “Morgagni” (anni 1950/55).e vivo da oltre 40 anni in un’altra Regione Apprendo dalla rubrica “Fuorigioco”, tenuta da don Mazzi su Famiglia Cristiana (n.28/2014), la tragedia di Rosita, che mi ha colpito in modo particolare perchè quei 5 anni sono stati forse i più belli della mia vita, pur avendo la mia famiglia una mentalità sullo stampo dei Raffoni della Fratta. Ora, come madre e nonna, mi sono ormai resa conto che non c’è , nè potrà mai esserci la “scuola” più importante del mondo, quella per genitori, anche perchè, in presenza di due o più figli(perino se gemelli), si capisce amaramnete che per ogni figlio ci vorrebbe una figura genitoriale ad hoc. Mentre prego per Rosita (che non può non aver trovato pace nella Casa del Padre), prego anche per quei genitori e per quel fratello, che non si perdoneranno mai di essere quello che sono; eppure, a ben pensarci, non riesco a “sentirli” colpevoli.
Sono estremamente vicina a tutti i coinvolti nella tragedia (compresi gl’insegnanti ed i compagni di scuola). Mi pongo una sola domanda: di pomeriggio (se ho capito bene), come si poteva accedere all’interno del “Morgagni”? L’edificio era accessibile, forse, perchè si doveva riunire preliminarmente la Commissione degli esami di maturità? In ogni caso, l’accesso al plesso acolastico (cortile compreso) perchè non era sorvegliato? Coi tempi che corrono, se non è prevedibile una tragedia come quella di Rosita, c’è da temere l’intrusione di malintenzionati d’ogni genere. Con questo, non intendo colpevolizzare chi avrebbe dovuto controllare l’accesso all’area ed all’edificio, ma vorrei solo suggerire una più accurata custodia dei luoghi dove i nostri ragazzi passano gran parte delle loro giornate: con un occchio sorvegliante in più, forse Rosita non sarebbe morta… o no? chissà.
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