“Ti sposo perché ti amo”, risponde lei a una delle domande di un gioco organizzato dagli amici dopo il pranzo nuziale. “Ti sposo perché sei unica”, risponde lui alla stessa domanda. E unica Emanuela Aru, 32enne ravennate, sembra esserlo veramente.
Leo ed Emanuela si sposano in chiesa, perché la fede di Emanuela è davvero grande. Un matrimonio elegante, con tanti amici e parenti affettuosi e una sposa bellissima vestita come una principessa. In cielo persino un drone per riprendere le immagini dell’uscita dalla chiesa dall’alto. Gli sposi ci tengono molto alle fotografie e al video. Tanti i momenti passati a mettersi in posa o a guardare verso i fotografi, ma Emanuela quelle immagini non le vedrà mai.
Emanuela soffre di retinite pigmentosa, una malattia degenerativa ereditaria, a carattere recessivo, molto più diffusa di quel che si pensi. “Alla nascita avevo un decimo di vista e un campo visivo ristretto, pian piano è andato tutto peggiorando e da qualche anno vedo solo ombre e l’ampiezza del mio campo visivo ora è davvero limitato”. Ma non si piange addosso Emanuela, non lo ha mai fatto, non è proprio nelle sue corde. “La mia famiglia mi ha sempre trattata come una persona normale. Da piccola mi hanno persino insegnato ad andare in bicicletta. Ricordo che mia madre mi stava davanti, mio padre dietro e mio fratello accanto”.
Un’infanzia normale, la sua, al limite del possibile. Frequenta il liceo classico, il Conservatorio di musica, poi va all’università, fa ginnastica artistica, esce con gli amici, sempre grazie a tantissima forza di volontà e determinazione. A scuola ha il sostegno e successivamente legge con l’aiuto di un videoingranditore che duplica l’immagine su uno schermo. Attualmente invece utilizza un programma apposito per il computer.
“Devo ammettere che sono stata anche molto fortunata con le amicizie. Certo, di cattiverie ne ho ricevute, sin da piccola. I bambini si sa sono molto sinceri e per questo a volte cinici, ma c’è sempre stato qualcuno che all’asilo mi dava la mano per spostarci da una parte della scuola all’altra”.
Emanuela cresce e piange da sola, al riparo dalla vista degli altri e soprattutto di quella dei genitori. “Non volevo farli star male, non volevo che si preoccupassero per me. Da ragazzina avrei voluto essere autonoma, andare in motorino, fare tutto quello che facevano gli altri”. A un certo punto entra anche nel mondo delle sfilate di moda e in quel periodo arrivano le maggiori amarezze. “Una volta, dovevamo scendere una scalinata a braccetto, ma l’altra ragazza mi ha lasciata lassù, è stata una batosta incredibile”.
Gli anni passano e incontra Leo. “Era la cena della palestra di fine anno. Una mia amica mi dice che davanti a me si era seduto il più bello della palestra. In effetti mi sembrava che avesse proprio una bella sagoma. Anche all’università le mie compagne di corso mi dicevano che c’era un ragazzo molto attraente che mi guardava spesso. Poi un giorno capisco, quei due ragazzi erano la stessa persona”. “Lui è sempre stato protettivo con me ma non mi ha mai fatto sentire un’impedita. Quando mi apre lo sportello della macchina o mi sposta la sedia al ristorante le altre potrebbero pensare che sono fortunata perché ho accanto uno dei pochi uomini rimasti ancora galanti”.
Ride Emanuela mentre parla di lei, è molto ironica, solare, ti arriva dritto al cuore e quasi ci si dimentica che non ti vede, che ti identifica come una macchia. “Anche Leo a volte si dimentica del mio problema. Magari capita che mi dica ‘spostati Manu, fammi passare’ – ‘ma io non ti vedo’ gli rispondo- ‘ah cavolo!’.
Poi Emanuela rimane incinta, all’inizio lei e Leo sono molto preoccupati ma poi decidono di tenere la bambina. “Dal secondo giorno di gravidanza ho sentito un’enorme pace dentro di me. Alessia è la gioia più grande della mia vita insieme alla fede”. L’incontro con Dio avviene circa un anno fa: “Era un momento molto difficile, sembrava che anche Alessia avesse dei problemi di vista e inoltre che la mia retinite pigmentosa avesse attaccato anche le orecchie. Ero disperata”.
“Hai paura di rimanere isolata dal mondo? Io per te ci sarò sempre”. Sono queste le parole che Leo rivolge a Emanuela che stava vivendo l’incubo peggiore della sua vita. “Un giorno ho aperto una pagina del Vangelo quasi per caso, ho sentito un enorme pace e ho chiesto a Leo di portarmi a Medjugorje. Lì ho sentito tanta pace e la presenza di una Madre”.
Ora Emanuela è felice, serena e ringrazia tutti i giorni per quello che ha. Alessia ha ormai sette anni, cresce sana e ha un rapporto splendido con sua madre. “Lei adora quando possiamo uscire da sole, andare a prendere un gelato o a fare la spesa. ‘Ti guido io mamma, non ti preoccupare’ mi dice. E’ protettiva nei miei confronti ma questa situazione per lei rappresenta anche la normalità. Il fatto che io non veda è per lei una mia caratteristica, come i miei capelli castani”.
Spinta dalla fede, dall’amore che prova per la sua famiglia, Emanuela chiede a Leo di sposarlo. E la risposta la conosciamo già.
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Commenti:
Vi faccio i miei complimenti, sia per l’intervista che è bellissima,e sia per Emanuela, dire che è stupenda, è dire poco. Una ragazza così forte e sicura di sè non l’ho mai vista, e penso che sia un punto di riferimento per tutte le persone,per me lo è molto, perchè ha davvero molto da insegnare!!
I bambini si sa sono molto sinceri e per questo a volte cinici,
è il destino dell’essere umano, se sta male soffre e deve difendersi ma appena ha un po’ di potere (il che è tra bambini normodotati contro disadattati o disabili) e SUBITO l’istinto è aggredire e fare del male e in un bambino, dove i freni inibitori non sono forti come in un adulto (qualcuno direbbe ipocrisia ma lasciamo stare) in un bambino questo sadismo innato, istintuale, viene fuori tutto e con forza quasi allegra e spensierata…
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