

Lo scrittore Luis Sepúlveda, accolto ieri da centinaia di lettori al Palazzo dei Congressi di Ravenna nell’ambito di Scrittura Festival, ha approfittato per parlare anche di bambini o, meglio, di piccoli lettori: “Quando vivevo con la mia famiglia in Germania, accompagnai i miei figli in biblioteca per prendere in prestito i libri che avrebbero dovuto leggere per la scuola. Sfogliandoli, mi accorsi che erano estremamente ideologici, non trasmettevano alcun valore e, soprattutto, non si rivolgevano a dei piccoli intelligenti, quanto a dei piccoli idioti. Decisi che dovevo fare qualcosa”.
Compito non semplice. Perché scrivere “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, successo mondiale, è stato difficilissimo: “Per concludere un centinaio di pagine ho impiegato due anni. Quando si scrive per i bambini bisogna essere attentissimi al linguaggio: loro esigono una lingua per nulla ambigua ma allo stesso tempo intensamente poetica”. Ma lo scrittore cileno, alla fine, il suo scopo lo ha raggiunto eccome: “Riuscire a trasmettere ai lettori di tutto il mondo il senso della solidarietà per me è stata la soddisfazione più grande”.
Luis Sepúlveda, che è anche padre di sei figli, ha promesso che non smetterà la sua attività letteraria dedicata all’infanzia: e lo dimostra anche il suo recente “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”.
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