Contributi per i congedi a Ravenna: “Papà, restate a casa dal lavoro con i vostri figli”

Perché guadagnano di più. Perché credono di non essere all’altezza. Perché sono figli di una mentalità dura a morire, che delega alle donne buona parte del lavoro domestico e di cura dei bambini. Il Comune di Ravenna userà i 37.875 euro del fondo regionale (e che prima era del Dipartimento delle Pari Opportunità) per incentivare i papà, nel primo anno di vita dei figli, a prendere il congedo parentale. La campagna e il relativo bando si chiamano “Papà è a casa!”. A breve il manifesto comparirà in città con un’immagine emblematica: il busto di un uomo in camicia, un biberon di latte e un peluche. La stessa politica verrà annunciata – anche se in misura minore – nei Comuni di Cervia e Russi.

I papà con lavoro dipendente che decideranno di stare a casa con il figlio al posto della madre – prendendo quindi, come ogni congedo facoltativo, il 30% dello stipendio – riceveranno un contributo di 300 euro al mese, che verrà erogato a cadenza mensile. Il limite è il valore dell’Isee, che non deve superare i 25mila euro. La politica pro-conciliazione è stata annunciata questa mattina dall’assessore comunale alle Pari Opportunità Rosa Giovanna Piaia: “Ci siamo resi conto che è bene avviare campagne sociali che abbiano anche ricadute economiche, anche se siamo consapevoli che l’ostacolo all’utilizzo dei congedi parentali da parte dei padri è prima di tutto culturale: negli anni sta crescendo la presenza degli uomini ai corsi di preparazione alla nascita, pochissimi vengono anche soli facendo domande e prendendo appunti. Ma li vediamo scettici di fronte alla possibilità di usufruire di un diritto, quello dell’astensione facoltativa dal lavoro, che è sempre stato considerato appannaggio delle donne”.

Il disagio delle donne quando annunciano al datore di lavoro la maternità, gli uomini lo conoscono poco: “Eppure possono farlo. La nostra campagna mira anche a sensibilizzare le aziende sul tema. Vogliamo sia superata la difficoltà dei padri ad esporre la richiesta, legittima, di stare a casa con i bambini”.

Un problema tutto italiano, secondo Piaia: “Se pensiamo che la legge Fornero ha stabilito un solo giorno di paternità obbligatoria, capiamo davvero quanto siamo indietro rispetto ai nostri vicini europei, come la Francia o i Paesi nordici. Un giorno obbligatorio è simbolico a dir tanto. Non solo: in Italia manca la possibilità di spezzettare il congedo, di cui invece si può usufruire solo in maniera continuativa. Eppure, consentirebbe ai padri di mantenere una certa integrità di carriera. Le resistenze, insomma, sono comprensibili. Ma siamo qui per combatterle”.

E per far vivere ai padri una paternità piena che sia “giocosa, narrativa, fisica e psicologica”, partono sabato 15 marzo gli incontri e i laboratori di “Papà in gioco” al Centro per le Famiglie di Ravenna. Tutti gli appuntamenti sono qui.

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