Un diario su Facebook, per raccontare ogni giorno il suo calvario: una forma di protesta silenziosa, “in attesa che mi venga qualche altra idea, perché per il momento non so davvero che fare”.
Lei si chiama Marina Vitone, un figlio con una grave forma di autismo, la scelta del trasferimento da Taranto a Casarano, a 150 km di distanza, perché “solo lì abbiamo trovato un centro diurno in grado di offrire a Michele il sostegno e gli stimoli di cui ha bisogno”; un anno di aspettativa dal suo lavoro di insegnante, con la speranza, quasi la certezza, di ottenere il trasferimento, in virtù del diritto all’avvicinamento sancito dalla legge 104/92. L’attesa notizia però non arriva: “i posti non ci sono”, dichiara l’Ufficio scolastico regionale. E a nulla serve la disponibilità di Marina, insegnante alla scuole superiori, ad accettare eventualmente anche un lavoro amministrativo. Così, inizia il calvario: il lavoro a 150 km di distanza, due ore alla guida della sua auto per andare al lavoro e altre due per tornare.
“Giusto in tempo per riprendere Michele alle 16.30, dopo aver fatto rapidamente la spesa e aver preparato la cena perché con lui a casa non posso distrarmi un attimo: è iperattivo, non ha coscienza del pericolo e deve essere controllato a vista. Anche mio marito lavora a Taranto: siamo costretti ad alternarci: quando lui è fuori, ci sono io. Abbiamo un appartamento in Affitto a Taranto, dove dormiamo a turno. Non ci incrociamo mai”. Martina si è rivolta anche al ministro Carrozza e perfino al presidente Napolitano, per rivendicare il suo diritto e invocare una soluzione. Sono trascorsi 4 mesi ma nulla è cambiato. “A gennaio ho dovuto prendere un mese di aspettativa, perché ero sull’orlo dell’esaurimento: scoppiavo a piangere all’improvviso, soffrivo di crisi di panico. Ora, sono dovuta tornare al lavoro ma non vedo soluzioni all’orizzonte”.
Così, Marina ha deciso di sperimentare questa nuova forma di protesta: “Scrivo quello che vivo – ci racconta – tutti i tragitti che faccio e gli ostacoli che incontro. Perché lo faccio? Perché non so più cosa fare. Ma anche perché spero che qualcuno raccolga il mio appello, dopo aver compreso la situazione”. I brevi appunti di Marina sono tratti significativi del quadro delle sue giornate: giornate che “ quando sono fortunata, iniziano alle 5, perché a quell’ora si sveglia Michele. Ma spesso si sveglia alle 3 e per lui è pieno giorno: allora devo iniziare a giocare con lui, che magari mi strappa i capelli, in segno di affetto, stare attenta a ogni suo passo, seguire le ogni sua mossa”. La settimana di Marina è perfettamente organizzata, ma quest’organizzazione costa cara, dal punto di vista psicologico e sociale: “Il preside della scuola mi è venuto incontro con l’orario: due volte a settimana lavoro dalle 11 alle 13, quindi ho il tempo di lasciare Michele al centro diurno alle 9 e poi partire. Altri 3 giorni lavoro 5 ore, dalle 8,30: in quel caso, dormo a Taranto la sera precedente. Paghiamo un doppio affitto, ma non possiamo fare diversamente: quando non dormo a Taranto io, ci dorme mio marito. Quando io parto da Casarano verso Taranto, lui si muove nella direzione opposta. Non ci incrociamo quasi mai. Ovviamente abbiamo due auto: solo io spendo 20 euro al giorno di benzina. Quando arrivo a fine mese, non ho un soldo in tasca”. Eppure, Marina non tornerebbe indietro: “A Taranto Michele non stava bene, il centro diurno non gli offriva l’assistenza adeguata. Qui a Casarano sta facendo enormi progressi, quindi non mettiamo in discussione la nostra scelta, anche se costa grandi sacrifici”.
Il diario di Marina è iniziato il 3 febbraio: “Si inizia a viaggiare”, scrive Marina alle 9 del mattino. E il giorno successivo, la mattina presto: “Sono a Taranto. Oggi cinque ore di lezione poi partenza per Casarano per giocare con Michele”. Quindi, il pomeriggio: “Arrivata a Casarano, preparo la cena e vado a prendere il mio amore Michele”. Ieri mattina, un appunto all’alba: “Sono a Casarano. Michele si è svegliato alle cinque. Alle 9 porto Michele al centro e parto per Taranto. Dalle 11 alle 13 lezione, poi si riparte per Casarano”. E il pomeriggio: “Spesa al supermercato preparo la cena e vado a prendere Michele”. Stamattina, Michele si è svegliato ancora prima: “Giorno libero. Michele si sveglia alle 3.20. Giochiamo sino alle 9 poi l’accompagno al centro, subito dopo parto per Taranto, dove pernotterò visto che venerdì ho la prima ora di lezione alle ore 8.00”. Ci sono anche delle foto, stamattina: i giochi di Michele, in piena notte. “Lancia l’orso Giulietta sull’armadio e poi lo riprende – spiega la mamma nella didascalia – Per prendere Giulietta utilizza le mani come nella foto o una piccola mazza o salendo sul letto o arrampicandosi all’armadio”: E poi: “Tra un gioco e l’altro una tirata di capelli per dire ‘mamma ti voglio bene’”.
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