L’epidurale? Ve lo spiega l’anestesista. Neonati meno ‘stressati’

Epidurale sì o epidurale no? Probabilmente a molte donne in gravidanza sarà capitato, prima di partorire, di fare i conti con il dolore. In tante si saranno chieste se sarebbero state in grado di sopportarlo. “E se poi non ce la faccio? E se mi prende il panico?” Altrettante invece, con un atteggiamento più temerario, avranno deciso di affrontare gli spasimi del travaglio contando solo sulle proprie forze e sul proprio coraggio. “Voglio un parto del tutto naturale! Ce la farò da sola!” Sicuramente tutte però a qualche settimana dal parto, avranno chiesto, ottenuto, oppure ricevuto anche solo casualmente informazioni su questa forma di analgesia, che a dosaggi più elevati, si può trasformare in un’anestesia locale, necessaria ad esempio nel caso di un travaglio.

Le opinioni dei medici, dei ginecologi e delle ostetriche sono stati e talvolta sono ancora discordanti riguardo all’uso oppure no dell’epidurale. Per molto tempo si è pensato che questa analgesia potesse avere delle controindicazioni sia per la mamma che per il bambino. Noi ne parliamo con chi di epidurale se ne intende perché è lui a somministrarla nell’ospedale di Forlì, si tratta del dottor Stefano Maitan, specializzato in anestesia e rianimazione.
Cos’è l’epidurale, dottore?
“L’anestesia epidurale o analgesia è una tecnica locoregionale che utilizza l’effetto  di alcuni anestetici che vengono iniettati nello spazio peridurale determinando il blocco della trasmissione del messaggio del dolore al cervello. Viene somministrata quando la dilatazione ha raggiunto i tre o quattro centimetri. In alcuni ospedali l’ultimo bolo viene iniettato fino a dilatazione completa, in altri ci si ferma prima. La procedura dell’epidurale dipende dai diversi protocolli delle strutture ospedaliere e anche dalla persona che si ha davanti, infatti ogni analgesia è differente perché ogni travaglio è a sé”.
Come viene praticata?
“Si inserisce un ago, che inietterà del liquido anestetico, nello spazio che si trova davanti alle membrane che proteggono il midollo spinale, più o meno a metà della schiena. In questo spazio passano i nervi che dalla periferia del corpo raggiungono il cervello sotto forma di stimoli e i comandi che il cervello manda sotto forma di impulsi al resto del corpo. L’iniezione del farmaco blocca la trasmissione in un senso e nell’altro. Ovviamente nel caso dell’analgesia, in un parto naturale, i dosaggi dei livelli sono bassi, permettendo quindi di non bloccare il movimento del corpo e la ricezione degli stimoli, ma di ridurre l’intensità degli stimoli nervosi provocati dalle contrazioni che dall’utero, per mezzo del midollo spinale, raggiungono i centri del dolore”.
Esistono delle controindicazioni?
“Le donne che hanno problemi relativi alla coagulazione del sangue, sia perché affette da una malattia genetica, sia perché assumono dei farmaci che alterano la coagulazione del sangue, non possono utilizzarla”.
Può avere effetti negativi sulla mamma e sul nascituro?
“Esiste un 0,5 -1% di casi un cui è possibile che l’ago perfori la dura madre, la membrana più esterna che protegge il midollo. In tal caso, per motivi ancora non noti, dovuti presumibilmente alla fuoriuscita del liquido contenuto nel midollo, la mamma soffrirà di cefalea dopo il parto. Quando si verifica un’evenienza del genere viene subito attivata una procedura che consiste nella somministrazione di antibiotici, di antidolorifici e di riposo. Una situazione non ideale per una neomamma che vorrebbe e dovrebbe accudire il neoanto, ma che comunque si risolve nel giro di due o tre giorni”.
E per quanto riguarda il bambino?
“Sembrano non esistere controindicazioni per il bambino. C’è stato un momento in cui si credeva che l’epidurale creasse una difficoltà nell’allattamento, cioè che i bambini facessero fatica ad attaccarsi, ma questa eventualità non è stata dimostrata da una significatività statistica negli studi effettuati. Anzi sembrerebbe che i neonati nati con analgesia ne traggano giovamento. Questi bimbi infatti, non essendo sottoposti durante al travaglio all’influenza degli ormoni dello stress prodotti dalla madre, alla nascita risulterebbero più pacati e tranquilli”.

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