La Romagna manca all’appello del gas esilarante, la nuova metodica del parto senza dolore. Mentre in alcuni ospedali italiani partorire è diventato soft e meno doloroso grazie all’utilizzo del protossido d’azoto da utilizzare in alternativa all’epidurale, nei reparti di Ostetricia delle Ausl di Ravenna, Cesena, Forlì, Rimini e Imola la tecnica non è ancora stata adottata. Eppure sembrerebbe che il protossido d’azoto, meglio conosciuto come gas esilarante, utilizzato da tempo in Gran Bretagna, Usa, Australia, sia un gas innocuo, dal leggero effetto euforizzante, ansiolitico e analgesico che, inalato durante il travaglio, consenta di alleviare il dolore delle doglie e di affrontare il parto con un minor livello di timore e di agitazione.

Di facile utilizzo l’auto-somministrazione, mediante inalazione tramite una mascherina collegata a una bombola, avviene senza nessuna dispersione di gas nell’ambiente, non andando quindi a inficiare i tempi di reazione e l’attenzione del personale medico. Sembra inoltre che non arrechi nessun danno al bambino grazie alla rapidità del suo passaggio, ragion per cui le inalazioni devono essere ripetute frequentemente, per non perderne completamente l’effetto.
Per questo tipo di analgesia, che si può iniziare a somministrare nel momento in cui comincia la dilatazione, non c’è nemmeno bisogno di un anestetista, né tanto meno di una visita preliminare. C’è comunque da tener presente che ha un effetto minore rispetto all’epidurale e quindi la partoriente continuerà a sentire il dolore del travaglio anche se in maniera più attutita.
Fino a poco tempo fa in Italia era relegato solo nelle sale operatorie, mentre oggi il gas esilarante fa il suo ingresso anche nelle sale parto e negli studi dentistici, in quanto da farmaco è stato riconosciuto come gas medicale. A causa dei suoi costi elevati, però, continua a essere poco utilizzato.
La Clinica Mangiagalli e l’Ospedale Buzzi a Milano, l’Ospedale Careggi di Firenze, l’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli e l’Ospedale SS. Pietro e Paolo di Borgosesia sono le prime strutture ad aver aperto le sale parto al protossido d’azoto. Gli ospedali della Romagna, invece, continuano a preferire l’epidurale come metodo analgesico. Secondo il primario di Ginecologia e di Ostetricia dell’ospedale di Imola Stefano Zucchini il protossido di azoto avrebbe bisogno di un miscelatore apposito per essere preparato, particolarmente costoso. Questo uno dei motivi per cui è poco diffuso. Inoltre il primario aggiunge che anche all’estero questa forma di analgesia sta cominciando a essere messa da parte.
In questo articolo ci sono 0 commenti
Commenta