Figli contesi e denunce false, strumentali alla loro custodia. Lo dice il neuropsichiatria Giovanni Battisti Camerini che parteciperà domani al convegno “La violenza sulle donne: dalla tratta al femminicidio” organizzato a Ravenna alla sala Cavalcoli della Camera di Commercio (viale Farini 14) a partire dalle 8,30 dall’Università degli studi di Ferrara e dall’Opera di Santa Teresa. Occasione nella quale parlerà delle “nuove insidie”.
Dottore, di quali insidie parliamo?
“Dei falsi negativi e dei falsi positivi. Se da un lato abbiamo un 90% di donne che non denuncia le violenze domestiche subite, dall’altro abbiamo casi di denunce non fondate, frutto di lotte per l’affidamento dei figli. E così diventa difficile fare stime”.
Che cosa ci raccontano, questi due fenomeni?
“Fanno emergere una domanda fondamentale: come si può intervenire a livello di prevenzione primaria? La violenza sulle donne può essere affrontata sul piano culturale. Ma è più difficile farlo sul piano psicologico. Si è soliti spiegare il femminicidio ricorrendo al concetto di sopraffazione del più forte sul più debole, al maschilismo. In realtà, se ci pensiamo, il soggetto più debole è quello violento che non accetta che la donna, percepita come oggetto, si ponga di fronte a lui come soggetto. Questo non è un problema culturale, è psicologico. E una prevenzione in tal senso è illusoria”.
Come se ne esce?
“Credo che i molti centri d’ascolto esistenti debbano andare oltre il ricorso al penale. Se il loro unico obiettivo resta la denuncia, non si faranno grandi passi. La denuncia immediata delle violenze rischia di far perdere un’occasione importante, quella di uno spazio e di un tempo di riflessione che dovrebbe coinvolgere la vittima e l’autore delle violenze”.
Quindi andare nelle scuole a spiegare la parità tra i sessi non è sufficiente?
“No, non basta. Il problema è molto più complesso”.
Ma è giusto usare il termine “femminicidio”?
“Ormai è entrato nel linguaggio comune, anche se è nato in un contesto ben preciso, quello di Ciudad de Juarez, in Messico, dove si verificarono una serie di omicidi a danno di donne. In quel caso c’era un’anomia totale, cioè un allentamento delle norme sociali e una cultura tollerante della violenza verso la donna. Non è certo il caso dell’Italia”.
Che cosa la preoccupa di più?
“La vera piaga è l’elevata frequenza di denunce false per abusi sessuali sui figli. I danni perpetuati ai bambini, in questi casi, sono enormi e pure a lungo termine”.
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