Isolati, poco abituati alle regole ma soprattutto alla socializzazione con i coetanei. Saranno anche una nicchia ma Forlì da qualche anno pensa ai bambini stranieri che risiedono sul territorio ma che fino al momento della scuola dell’obbligo non sono mai stati in un contesto educativo esterno a quello della famiglia. Si sta svolgendo in questi giorni la quarta edizione del progetto “Nessuno escluso”: oggi dalle 9 alle 12 c’è il terzo del primo ciclo di incontri (gli altri sono in programma il 10, 11, 12 settembre dalle 15,30 alle 18,30) per chi ha cinque o sei anni, sta per iniziare le elementari ma non è stato né al nido né alla materna. A parlarcene è Nadia Bertozzi, responsabile del Centro per le Famiglie di Forlì dove si tengono gli incontri: “Il progetto è nato da un’intuizione molto valida dell’associazione ‘Il Baobab delle Donne’ ed è stato sostenuto fino ad oggi dal Rotary Club. L’obiettivo è dare a quei bambini stranieri che per motivi economici, culturali o di disagio sociale non fossero stati alla materna l’opportunità di avere un primo contatto con un ambiente simil-scolastico, per cercare di evitare le difficoltà che chi entra per la prima volta in una scuola a sei anni molto facilmente incontra”.
Tra le righe, c’è anche l’ambizione di smontare quei luoghi comuni che portano molti genitori a dire che quella data classe ha un andamento scolastico negativo “per colpa degli stranieri”: “Non è colpa dei bambini stranieri se sono in Italia da poco, se non parlano bene la lingua, se la loro famiglia non ha colto l’importanza della scuola dell’infanzia per la loro integrazione. Con questo progetto pensiamo prima di tutto ai diritti dei bambini. Il Comune di Torino ha avviato un’esperienza simile ma concentrandosi più sulle mamme e sull’apprendimento della lingua italiana”.
Ogni incontro è dedicato a momenti di gioco, attività educative e merenda: un’occasione, insomma, per migliorare la conoscenza della lingua italiana, conoscere altri bambini e iniziare a scoprire alcune regole dello stare a scuola. E si è pensato anche alle mamme e ad eventuali fratelli più piccoli: mentre alle prime viene proposto un percorso sulla lingua e vengono fornite alcune indicazioni sulla scuola, i piccoli vengono intrattenuti dai volontari del Baobab.
Fino ad oggi i bambini che hanno partecipato (una decina circa ogni volta) hanno reagito benissimo: “Segno che hanno bisogno di giocare con gli altri, che hanno piacere di mostrare che riescono a svolgere un’attività, a ritagliare e disegnare, a stare seduti per venti minuti, a stare lontani dalla mamma per un po’. Cose scontate per chi è stato alla scuola dell’infanzia, ma per nulla banali per chi non c’è stato. A sei anni, in queste condizioni e senza sostegno, la scuola elementare può davvero rappresentare uno scoglio altissimo, un trauma”.
Il percorso, che si svolge in collaborazione con il Centro per la Pace, si rivolge ad un target difficile da quantificare: “Qualche tempo fa abbiamo provato a raccogliere qualche cifra. All’anagrafe risultavano una settantina di bambini non iscritti in strutture educative. Ma è un dato approssimativo, volatile: spesso si tratta di figli di genitori che si spostano spesso da una città all’altra, isolate, senza rete. Intercettarle non è semplice”.
Ciò non toglie la validità del progetto, con cui Forlì dimostra ancora una volta di essere sensibile alle tematiche dell’integrazione: “Questa in corso è l’ultima edizione. Faremo un report, con la speranza che le istituzioni pubbliche ne colgano il valore e se ne occupino. Sarebbe un peccato perdere un’esperienza del genere: chi si occuperà di questi bambini?”.
Info e iscrizioni: 338.4788720 (Sonia) – 347.4999617 (Simona).
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