A.A.A. Famiglie affidatarie cercasi: Lugo e dintorni lanciano un appello

Bambini ospitati nelle strutture d’accoglienza, minori stranieri non accompagnati, bambini le cui famiglie hanno difficoltà temporanee a gestirli. Per questi e molti altri motivi il Centro per le famiglie e i Servizi Sociali dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna hanno iniziato quest’anno a promuovere l’affido familiare, lanciando un vero e proprio appello alle famiglie del territorio, intercettandole nelle feste di asili e scuole e raccontando loro – anche attraverso l’associazione Famiglie per l’accoglienza – che mettersi in gioco, occuparsi di un bambino che non è loro, è un’esperienza che fa bene a chi la riceve e a chi la dà.

Darva Verità, coordinatrice del Centro per le famiglie, porta spesso un esempio molto efficace di quello che può significare l’affido: “Una famiglia di Lugo ha ospitato per qualche mese una bimba marocchina di un anno. La sorellina di tre anni doveva fare una degenza lunga in ospedale a Bologna, la mamma era stata ricoverata con lei, il padre lavorava tutto il giorno e spesso anche di notte. Senza nessuna reta parentale, quella famiglia era in difficoltà. Grazie all’affido è stato tamponato un bisogno contingente”. Molto di frequente, nel veloce ritmo della vita quotidiana, ci si dimentica però dell’opzione affido: “A volte l’impegno è di qualche ora al giorno, altre viene mantenuto un contatto serrato con la famiglia d’origine del bambino che in quel dato momento vive una difficoltà”.

Ancora, però, il riscontro alla chiamata alla sensibilità delle famiglie è scarso: “Qualche telefonata l’abbiamo ricevuta, quando succede indirizziamo gli interessati ai Servizi Sociali, perché bisogna costruire un progetto sul singolo caso”.

Ed è proprio Raffaella Ballardini, coordinatore dell’area Famiglia e Minori dei Servizi Sociali, a rendersi conto di quanto l’affido familiare possa spaventare: “Si tratta di un istituto che mette in gioco la disponibilità della famiglie o dei singoli, ma allo stesso tempo è una forma di volontariato che prevede una forte collaborazione con le istituzioni e che ha chiari vincoli legislativi”. Ma non bisogna lasciarsi scoraggiare: “L’affido è una possibilità molto flessibile nelle sue varie forme, bisogna ribadirlo per provare ad allargare il bacino delle famiglie disponibili”.

I bambini che aspettano non mancano di certo: “Quantificarli è un’operazione difficile perché ogni bimbo è diverso dall’altro e l’affido non va bene per tutti e tutto. Nel 2012 abbiamo seguito 25 affidi. Il numero di minori coinvolti, però, è maggiore perché in alcuni casi sono stati affidati fratelli. Sempre nel 2012 abbiamo avuto 18 bambini in comunità e per diversi di loro l’affido migliorerebbe la qualità di vita. A questi poi vanno aggiunti i bambini che sono ancora con le famiglie d’origine ed i minori stranieri non accompagnati: negli ultimi due anni abbiamo avuto una grossa emergenza, con 45 ragazzi nel 2012, tra i 14 e i 17 anni, da collocare”.

L’affido è vario, insomma: “In certi casi i genitori affidatari sono scelti dalla famiglia d’origine, in altri siamo noi a mettere in contatto le persone. Ci sono affidi che partono come aiuti informali e solo in un secondo momento vengono formalizzati. Altri che durano oltre i 24 mesi, che è il limite massimo stabilito dalla legge”.

Non è facile sensibilizzare le famiglie: “Con le famiglie albanesi abbiamo fatto un tentativo di inserimento dei minori stranieri provenienti dall’Albania. Abbiamo inviato 400 lettere tradotte, per provare la strada degli affidi omoculturali. Ma nessuno si è fatto avanti”.

L’appello è rinnovato, insomma. All’affido possono accedere non solo coppie sposate. Se siete single, se siete nonni, va bene lo stesso. L’importante è volerlo.

Per informazioni, 0545 38397 o 366 6156306

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