Le ostetriche: “Riappropriamoci dei nostri spazi”

L’ostetrica non è solo la donna che ci fa partorire e poi chi s’è visto s’è visto. Questo il messaggio che il Collegio provinciale delle Ostetriche di Ravenna lancerà domenica 5 maggio dalle 17 alla Casa delle donne (via Maggiore, 120), dove verrà declinata in chiave locale la Giornata internazionale dell’ostetrica. A parlarne è la presidente del collegio Norma Bini.
Norma, alle ostetriche anche in Emilia-Romagna è stato riconosciuto un ruolo più centrale: possono seguire la gravidanza quasi alla pari di un medico. E’ un passo decisivo?
“Lo è a livello legislativo:c’è la cornice ma ancora non abbiamo gli strumenti in mano per poter operare nel senso indicato dal nuovo provvedimento. Eppure, visto che siamo cittadini europei, se ci guardiamo un attimo intorno scopriamo che all’estero, senza andare troppo lontano, le ostetriche hanno il ricettario, prescrivono esami e medicinali. Da noi, perché una rivoluzione culturale del genere venga compiuta, dovranno passare molti anni”.
Una volta, invece, l’ostetrica godeva di un prestigio maggiore?
“Quello dell’ostetrica è il lavoro più antico del mondo, anche se ha cambiato più volte nome, dalla levatrice in poi. Vorremmo riappropriarci di quello che è nostro. Il medico è importantissimo, figuriamoci. Ma alcuni spazi non sono suoi”.
Di chi è colpa?
“Da quando, con la riforma sanitaria, le ostetriche sono entrate in pianta stabile negli ospedali, si sono medicalizzate troppo. E ci siamo dimenticati che l’ostetrica è una figura che non vive solo nel parto ma in tutte le fasi della vita della donna: pubertà, gravidanza, contraccezione, menopausa”.
Sarebbe auspicabile un rapporto più diretto e continuativo tra ostetriche e pazienti?
“Assolutamente sì. Noi stiamo puntando a questo, soprattutto attraverso i consultori. Poche sanno che nella sede di via Berlinguer esiste un ambulatorio a libero accesso, aperto dal lunedì al sabato, dove le donne possono andare per chiedere aiuto, sostegno, consigli, per esempio sul fronte allattamento”.
Da parte della donna, però, riuscire ad avere un rapporto diretto con un’ostetrica non è così automatico…
“Ne siamo consapevoli, tanto è vero che sosterremo un gruppo di giovani ostetriche da poco laureate affinché si costruiscano in una cooperativa e avviino la libera professione. A Ravenna non è un modello diffuso ma in altre città assolutamente sì. E’ una rete che va incentivata”.
Ne discuterete anche lunedì?
“Sì, faremo una carrellata sulla figura dell’ostetrica dal passato ai giorni nostri. Abbiamo invitato alcune giovani ostetriche e anche un gruppo di neo-mamme che racconteranno la loro esperienza. Ci saranno un aperitivo e anche una piccola sorpresa”.

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