Vaccini sì, vaccini no. Il tema è caldo, i pareri discordanti. Ma forse non è corretto dividere i pediatri in due categorie a se stanti –favorevoli e contrari – incapaci di comunicare. Per far emergere posizioni diverse ma disposte a confrontarsi, il 20 aprile alle 15,30 all’Hotel Vime Kursaal di Cattolica (piazzale Primo Maggio) i dottori Eugenio Serravalle e Mauro Mancino diranno la loro in merito.


Eugenio Serravalle

Mauro Mancino

Dottore, è giusto o no vaccinare i figli?

S: “La mia è una posizione critica. Non dico no a priori alle vaccinazioni, non sono certo il male assoluto. Ma dico che possono avere effetti collaterali e sviluppare reazioni avverse di cui purtroppo si tiene poco conto”.
M: “Serve una risposta aperta. Ad oggi le evidenze scientifiche dimostrano che gli effetti benefici sono superiori rispetto agli effetti collaterali. Poi sono d’accordo sul fatto che le vaccinazioni non vadano prese a cuor leggero”.

Un genitore che cosa dovrebbe fare?

S: “Informarsi e pretendere di stabilire insieme al pediatra il rapporto tra rischi e benefici, che non è certo uguale per ogni bambino. Servirebbe un calendario vaccinale personalizzato. Un bimbo di tre mesi sano come un pesce, figlio di madre sana, non ha certo bisogno di vaccinarsi contro l’epatite B, visto che il rischio di contrarre la malattia è nullo. Sono molti di più i pericoli nei quali potrebbe incorrere”.
M: “Io consiglio di presentarsi all’ambulatorio vaccinale quando arriva la chiamata. Le convinzioni personali vanno lasciate da parte. Come medici abbiamo un codice deontologico da rispettare, un codice che ci impone di presentare ciò che la medicina offre alla luce dei suoi metodi, che sono scientifici. Abbiamo un responsabilità nei confronti delle persone, non va dimenticato”.

Che cosa si rischia, vaccinandosi?

S: “Le reazioni sono spesso taciute e misconosciute: allergie, patologie autoimmuni, disturbi neurologici, shock anafilattico, sincope, fino alla morte. Senza dimenticare l’autismo”.
M: “Ogni anno l’Agenzia nazionale del farmaco comunica le statistiche. La stragrande maggioranza delle reazioni sono locali. La più grave è lo shock anafilattico che però viene registrato una volta su diversi milioni. E’ un evento rarissimo. In ogni caso ai bimbi appena vaccinati si consiglia di attendere un quarto d’ora prima di uscire”.

Si dice che il legame di causa diretta tra vaccinazioni e autismo non sia stato confermato da nessuna ricerca. Come la mettiamo?

S: “E’ vero anche il contrario. Non esiste una prova inversa. Nessuno ha dimostrato che i vaccini possano causare l’autismo. Allo stesso tempo nessuno ha dimostrato che l’autismo non sia causato dai vaccini”.
M: “Gli studi esistono e durante la serata di Cattolica porterò la bibliografia precisa: finora è stata esclusa una relazione tra il vaccino e l’autismo”.

Chi deve tranquillizzarci in merito?

S: “Chi propone le vaccinazioni di massa ha l’obbligo di dirci se il nesso esiste o meno. Io vorrei capire perché bambini che stavano benissimo regrediscono dopo avere subito 19 vaccini in 15 mesi. E perché ogni settimana visito un nuovo bambino autistico”.
M: “I pediatri si stanno poco a poco organizzando per fornire un’informazione trasparente, semplice e omogenea”.

Quali sono i vaccini più inutili?

S: “Per quanto riguarda i bimbi piccoli, quello contro l’epatite B. In generale il vaccino dell’influenza stagionale e quello contro il Papilloma virus, entrambi frutto di propaganda”.
M: “I vaccini sono tutti diversi tra loro, non si può dire. Va detto piuttosto che se ti vaccini contro l’epatite, non la contrarrai mai. Se ti vaccini contro il morbillo potrai contrarlo in forma lieve: in questo caso averla presa non è un effetto collaterale ma l’evidenza dell’efficacia del vaccino. Il vero problema è che bisognerebbe arrivare ad individuare i soggetti che potrebbero sviluppare reazioni gravi. Ma ancora non abbiamo indicazioni”.

Sono i genitori a doversi mobilitare?

S: “Sì. Nove volte su dieci, quando esce dall’ambulatorio dove il figlio è appena stato vaccinato, un genitore non sa nemmeno quale vaccino è stato somministrato. Ben poche persone sanno, poi, che in Italia i vaccini obbligatori sono quattro, non sei. Tra i genitori domina la paura, per questo aderiscono senza esserne consapevoli”.
M: “I genitori sono quelli che decidono e quindi hanno una responsabilità fondamentale. Ma è importante dar loro un’informazione equilibrata che non giochi sull’emotività e sul pathos. Facendo ricerche su Internet, noto che si sta andando nella direzione di sostenere che i vaccini fanno male: ma dietro ci può essere una strategia di marketing”.

Non c’è una sorta di responsabilità anche da parte dei pediatri?

S: “Sicuramente sì. Finora i passi in avanti sono stati compiuti grazie all’impegno dei genitori che dopo essere stati deferiti ai tribunali e aver pagato multe, hanno portato avanti una battaglia importante. Sarebbe bene che noi pediatri ci sedessimo intorno ad un tavolo, superando il dogma. La scienza non è la verità, è la ricerca della verità. E tutti dobbiamo impegnarci a perseguirla”.
M: “Adesso che il fronte anti-vaccinazioni si è evidenziato in maniera palese, dobbiamo più che mai intervenire per spiegare le cose. Per questo mi piace aderire agli incontri che trattano il tema dei vaccini”.

Cosa ne pensa della lieve apertura che s’intravede anche in Italia intorno al fatto che chi non vaccina i figli non incappa più in sanzioni?

S: “E’ un segnale positivo se si pensa che fino a non molto tempo fa astenersi dall’obbligo vaccinale era un reato penale. Ma la vera svolta si avrà quando verrà tolto il principio dell’obbligatorietà”.
M: “Non sono così convinto che si continuerà a procedere in questa direzione. La legge nazionale che prevede di perseguire chi non vaccina i figli esiste ancora. Le Regioni possono assumere modelli diversi, è vero, per esempio Veneto e Piemonte hanno scelto di non ricorrere più ai tribunali. Credo però che non appena la soglia di copertura si abbasserà, il rischio sociale aumenterà e si deciderà di procedere diversamente. Quando un’epidemia ricompare, può colpire anche i non vaccinati”.

Conosce bambini non vaccinati? Come stanno?

S: “Ne conosco eccome. E stanno benissimo”.
M: “Sì, molti. Stanno bene ma quando succedono inconvenienti, si creano numerosi allarmi in più. L’estate scorsa un mio paziente si è fatto male ad una coscia e ha dovuto fare l’antitetanica di corsa”.