Lavoro e famiglia: quante difficoltà. Lavoro o famiglia: un bivio davanti al quale si trovano sempre più mamme. Ma non è da qui che sono partite Alessandra Simone e Chiara Giuranna, due studentesse del corso di laurea in Sociologia alla sede forlivese dell’Università di Bologna. Per portare avanti la ricerca “Madri tra lavoro e famiglia: sulla strada della conciliazione” che verrà presentata sabato 2 marzo alle 11 a Happy Family, in Fiera a Forlì, il punto di inizio è stato un altro. Lo spiega Fausta Martino, che ha coordinato il lavoro per conto del Comune.
Quali numeri vi hanno fatto decidere di dover indagare meglio?
“Secondo i dati della Camera di commercio le donne forlivesi sono, in regione, le più colpite dalla disoccupazione. Non solo: da un’altra ricerca dell’Emilia-Romagna è emerso come gli uomini forlivesi siano i meno propensi ad occuparsi delle faccende domestiche e, quando stanno con i figli, si concentrano quasi esclusivamente sul gioco e non sulle attività di cura”.
Come avete sondato la situazione?
“Sono state intervistate venti mamme di Forlì e comprensorio, chiedendo loro di fare un gioco che abbiamo chiamato la ‘linea della vita’: abbiamo domandato a che età, per esempio, avrebbero voluto fare un figlio e a che età, nella realtà, lo hanno fatto. Lo stesso approccio è stato utilizzato per altri momenti chiave della loro vita. Ed è emerso sempre un ritardo: sulla maternità, anche di cinque o sei anni”.
Rispetto al lavoro, quali sono i maggiori ostacoli?
“E’ emerso, oltre alla difficoltà organizzativa e gestionale, un gran senso di colpa. Soprattutto nei primi anni di vita dei bambini, un’occupazione part-time viene percepita non solo come un facilitatore del ménage quotidiano ma anche come una cura di quel senso di colpa. Le mamme raccontano che la realizzazione professionale può tranquillamente aspettare. Chi ha lasciato il lavoro per crescere i figli, d’altro canto, fa fatica poi a rimettersi in gioco e a rientrare”.
Questo quadro è servito a dare spunti e idee nella direzione di un miglioramento?
“Sì, le mamme hanno dato suggerimenti al Comune, sottolineando in particolare una disponibilità a gestire per conto loro una ludoteca. A Forlì spazi simili ce ne sono, penso al Gomitolo e al Gomitolino, ma vedono la presenza di esperti e sono organizzati ad orari. La loro richiesta, invece, è di un luogo dove andare quando fuori piove, quando si ha voglia di confrontarsi con altre mamme su certi temi, quando non si sa dove portare i figli. Senza che ci sia un operatore dedicato. Sarebbe uno spazio a costo zero, le mamme porterebbero addirittura i giochi da casa”.
Rispetto ai servizi educativi, invece, quali criticità sono emerse?
“Le mamme hanno fatto notare che se un bimbo è nato quando il bando del nido è già scaduto, sarebbe bene che potesse accedere lo stesso, in corso d’opera. Abbiamo registrato, poi, un’attenzione rispetto al cibo sano, biologico, a chilometro zero: ad alcune mamme piacerebbe poterlo portare da casa di modo che il bambino possa consumarlo al nido o alla scuola dell’infanzia. C’è da dire che a Forlì questa possibilità esiste già per quanto riguarda il latte materno”.
Venti mamme non sono molte. In ogni caso, che cosa le accomuna di più?
“Le mamme sono competenti. Sempre di più si pongono in maniera critiche nei confronti dei servizi sociali ma ancora di più sanitari. Sanno di che cosa parlano”.

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