Le donne muoiono di infarto più degli uomini. Chi l’avrebbe mai detto. Eppure, in numeri assoluti, è così. Vivendo più a lungo rispetto agli uomini, il numero di eventi gravi che le colpisce, alla fine, è più alto. Ma non è l’unica spiegazione. Lo dice il primario di Cardiologia all’ospedale di Forlì Marcello Galvani, secondo il quale i fattori da tenere in considerazione sono diversi: “Partiamo da questa domanda: le donne hanno meno di cura di se stesse rispetto agli uomini? In parte sì. La donna cura peggio i fattori di rischio. E alla fine è più obesa, ipertesa, diabetica”. Ma ci sono anche motivi anatomici: “La donna ha le coronarie più piccole e a fronte di una stessa placca, ha conseguenze più gravi rispetto agli uomini. Un altro problema che tende a sfuggire è che la risposta delle arterie della donna all’arteriosclerosi è quella di dilatarsi. L’ostruzione restante risulta minore. E ci si accorge della malattia quando è in fase già avanzata”.
Senza contare che il trombo si forma di più nelle donne perché il sangue coagula più facilmente. “Bisogna aggiungere poi – spiega Galvani – che la donna viene curata peggio. Non per un atteggiamento preconcetto ma perché la donna ha sintomi diversi, non sempre chiari. Se l’uomo ha il classico dolore al petto, la donna può avere nausea, vomito, dolore alla mandibola. E questo ritarda la diagnosi”. Niente allarmismi, però. Se spartissimo la torta della malattia coronarica, scopriremmo infatti, che la fetta femminile è del 40%. Non solo: “Andandola ad analizzare meglio, vediamo che l’età delle donne colpite continua ad essere più alta. Quelle che ricoveriamo hanno in media 72/73 anni. I casi di donne molto giovani, che non hanno ancora avuto la menopausa per intenderci, sono poche. Per loro la vita può tornare normale, dopo. E non è escluso che possano anche avere una gravidanza. Ma parliamo davvero di pochissimi casi”.
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