“La somma di più svantaggi non è una somma algebrica, è esponenziale. L’ultimo gradino è quello che ti esclude. Magari è qualcosa che può sembrare irrilevante, come il fatto che non c’è il bus all’ora in cui dovresti andare al lavoro”. Patrizia Randini, socia fondatrice di Trama di Terra, ha curato insieme ad Elena Laurenzi la ricerca “Genere e migrazioni: comprendere gli effetti della discriminazioni multiple” che verrà presentata questa sera alla sala delle stagioni di Imola (via Emilia, 25). Una ricerca nata per caso, a dire il vero, ma che racconta molto sulle donne straniere.
Patrizia, di ricerche ne avete sempre fatte molte. Questa come è nata?
“Un giorno siamo stati contattati dalla Provincia di Bolzano, che dopo due anni di osservatorio sulle discriminazioni grazie ad un finanziamento europeo, si è sentita chiedere dai valutatori esterni come avevano applicato la variabile di genere. Sono andati in tilt e ci hanno chiamati”.
Voi, invece, sul tema avevate molto da insegnare…
“Noi lavoriamo da sempre sulle donne immigrate. Gestiamo anche degli appartamenti per mamme con figli minori in temporanea difficoltà economica. E da oltre un anno abbiamo anche un piccolo centro per giovani donne immigrate a rischio di matrimoni forzati. Così, è nata una collaborazione con l’associazione Donne Nissà, con la quale abbiamo portato avanti la ricerca”.
Che cosa è emerso?
“Può bastare un esempio. Durante la ricerca abbiamo dato supporto ad una donna marocchina che lavorava come donna delle pulizie ma a parità di mansione, prendeva meno delle colleghe italiane. Ci siamo attivati e tutto è andato bene fino a che a questa donna è stato dato l’alloggio popolare. Peccato che l’appartamento fosse in una zona decentrata e poco servita dai mezzi pubblici. E la donna, che era senza patente, ha perso il lavoro”.
Insomma, gli svantaggi si concatenano…
“Sì, l’Italia non è certo un paese per donne. Ci sono indicatori raccapriccianti anche per le autoctone. Per le immigrate, siamo davanti ad una continua aggravante dell’aggravante”.
Anche a Imola, le cose stanno così?
“Assolutamente sì. Noi lavoriamo a Imola e nei comuni limitrofi. Nella nostra esperienza quotidiana vediamo cose che riescono ancora a sorprenderci”.
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