In Emilia Romagna investiti 282 euro pro capite per servizi all’infanzia, 25 in Calabria

I nostri figli non sono messi così bene tra il debito pubblico che pende sulle loro teste, l’aumento della povertà assoluta (soprattutto al Sud) e gli scarsi investimenti sui servizi a loro dedicati. Un’immagine a tinte fosche, quella emersa oggi, nel corso della presentazione dell’Atlante dell’infanzia che si tenuta a Roma. Con un divario sempre più netto tra Nord e Sud sugli investimenti a favore dei servizi dedicati ai più piccoli: in Emilia Romagna si investono 282 euro pro capite per servizi all’infanzia, a fronte dei 25 euro della Calabria.
Secondo la Ong nel nostro paese l’infanzia è “ipotecata” e senza futuro. Quest’anno “sono nati 560 mila bambini e a ciascuno di loro è già stata lasciata in eredità un’ipoteca di 3,5 milioni di euro di debito pubblico, il più alto in Europa”. Il 7% dei minori vive in povertà assoluta: si tratta di circa 720 mila bambini, 417 mila dei quali residenti al Sud.
“Rispetto al 2010 – spiega Save the Children – i minori poveri nel Mezzogiorno sono aumentati di 75 mila unità, l’equivalente dell’intera popolazione infantile di Taranto e Messina”. Tra le altre “minacce al presente e al futuro dell’infanzia”, si legge nell’Atlante, ci sono la mafia e l’inquinamento: “circa 700 mila bambini, il 7% del totale, vivono in uno dei 178 comuni sciolti per mafia almeno una volta negli ultimi 20 anni. Il 15%, quasi un milione e mezzo, vive invece in territori altamente inquinanti”. Nel 2030, conclude Save the children, “ci saranno 10 milioni di minori, per un’incidenza pari al 15,4% sul totale della popolazione. Uno su 5 sarà straniero. Le nascite diminuiranno di 60 mila unità rispetto al 2011 e l’incidenza del voto dei giovanissimi (18-21 anni), rispetto al resto dell’elettorato, sarà del 4%. Nel 2050, infine, la fascia di popolazione 83-85 eguaglierà quella 0-2”.

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