Permissivi, autoritari, apprensivi, severi. Gli aggettivi sui genitori e il loro stile si sprecano. Ma la parola chiave, secondo Barbara Bravi, educatrice e pedagogista, è “efficaci”. E si chiama proprio così, “Genitori efficaci”, il ciclo di otto incontri che dal 18 gennaio, al centro per le famiglie di Forlimpopoli, terrà insieme alla collega Sylvia Colombini ogni venerdì dalle 19,30 alle 22,30. Un corso particolare, che partirà proprio dai casi “critici” che mamme e papà porteranno all’attenzione degli altri.
Barbara, quale metodo utilizzerete?
“Il metodo Gordon, che si basa principalmente sull’ascolto. L’ascolto di se stessi e degli altri. E’ un modo di essere, un atteggiamento. Ed è valido sia all’interno della coppia, sia con i bambini piccoli, sia con gli adolescenti”.
Lei lo ha sperimentato?
“Sì. lo uso quotidianamente nel servizio di educatrice domiciliare che gestisco, Giromondo 2. Sia gli adulti che i bambini riescono a soddisfare i loro bisogni”.
Chi sono, in genere, i genitori che frequentano i vostri corsi?
“Non c’è un identikit preciso. Di sicuro hanno in comune un certo disorientamento. Fanno fatica a trovare dei punti di riferimento per quel che riguarda le regole e i limiti da dare ai figli”.
Avete un riscontro dopo che i corsi si concludono?
“A distanza di un mese dalla fine, incontriamo di nuovo i corsisti per sapere come sta andando. Poi li invitiamo a seguire il corso successivo, magari solo certi moduli. Siamo consapevoli che non sono sufficienti otto incontri per acquisire un modo di essere. In ogni caso, mi capita di incontrare alcuni genitori per strada ed è bello quando mi dicono ‘sai che l’altro giorno ti ho pensata?’, piuttosto che, rivolgendosi ai figli, ‘è lei quella che ci insegna a gestirvi'”.
Che cosa dimenticano, spesso, i genitori?
“A volte credono di ascoltare gli altri, mentre invece stanno ascoltando se stessi. Altre pensano di ascoltare ma sono giù prevenuti rispetto alla risposta. Questo vale per tutti, anche per chi non è madre o padre. Nello specifico, però, i genitori dimenticano di essere un modello: più di quello che insegnano, resta quello che sono”.
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