E tu come hai partorito? Lo dice il rapporto nascita

In Emilia-Romagna i nati calano, le madri straniere sono sempre di più, l’età media delle donne al momento del parto è 31,8 anni. Sono alcuni di dati contenuti nel nono rapporto sui dati del certificato di assistenza al parto (Cedap) del 2011 presentati in Regione lunedì scorso. Dopo oltre 15 anni di incremento nel numero dei nati, si assiste negli ultimi due anni ad un decremento (da 42.426 nel 2009 a 41.838 nel 2010 a 40.487 nel 2011) e il tasso di natalità (dato provvisorio dell’Istat) scende a 9,4 nati per 1000 abitanti (era 9,7 nel 2009). La frequenza di madri con cittadinanza straniera è in continuo aumento: dal 17,1% del 2003 al 29,8% del 2011. Tra le donne che hanno partorito in Emilia-Romagna nel 2011, il 93,2% risiede in regione, il 4,3% in altre regioni e il 2,5% risiede all’estero. Il dato è stabile. L’età media delle madri al momento del parto è pari a 31.8 anni (in lieve ulteriore aumento), con una discreta differenza tra italiane (media 33 anni) e straniere (media 28,9). La frequenza di donne che partoriscono ad un’età uguale o superiore ai 35 anni è passata dal 25,5% nel 2003 al 33,8% nel 2011; la quota di minorenni è lo 0,3%, pressoché costante negli anni. La frequenza di madri non coniugate (nubili, separate, divorziate o vedove) è il 34,1% e in particolare si osserva un incremento, negli ultimi 9 anni, delle madri nubili con una frequenza che passa dal 19,7% al 31,7%.

PADRI MENO SCOLARIZZATI DELLE MADRI Il 27,9% delle madri ha una scolarità medio-bassa (licenza elementare o di scuola media inferiore) mentre il 28% risulta laureata o con diploma universitario. La scolarità dei padri risulta, nel complesso, inferiore a quella delle madri; nel 19,9% dei casi entrambi i genitori hanno una scolarità medio-bassa. Il 68,4% delle madri ha un’attività lavorativa e il 5,5% risulta disoccupata o in cerca di prima occupazione. Le donne alla prima gravidanza rappresentano il 42,1% del totale. Considerando i precedenti concepimenti conclusisi con aborti o interruzioni volontarie di gravidanza, le nullipare (donne al primo parto) costituiscono il 52,9% del totale. Il 17% delle donne che hanno partorito nel 2011 riferisce di essere stata fumatrice nei 5 anni precedenti la gravidanza. Di queste donne il 48,9% ha continuato a fumare nel corso della gravidanza.

AUMENTA IL RICORSO ALLA PROCREAZIONE ASSISTITA Le donne che sono ricorse a tecniche di procreazione assistita sono 779 (2% del totale dei parti), dato raddoppiato nel giro di 5 anni (erano l’1% nel 2006). Fra le madri il 57,6% utilizza prevalentemente servizi privati per l’assistenza in gravidanza, il 36,6% si rivolge a consultori pubblici (dato in costante aumento negli anni di analisi dei dati Cedap) e il 5,7% ad ambulatori ospedalieri (0,1% a nessun servizio); persiste un’ampia variabilità tra le aziende. I servizi pubblici assicurano la maggior parte dell’assistenza alle donne con cittadinanza straniera (si rivolge ad essi il 82.5% delle stesse).

IN CALO AMNIO E VILLO Le donne sottoposte ad almeno un’indagine prenatale invasiva (amniocentesi, villocentesi o funicolocentesi) sono il 24.7% del totale. La frequenza risulta del 13,1% nelle donne di età inferiore o uguale a 35 anni e del 55,6% nelle donne di età superiore (a cui l’esame viene offerto gratuitamente). Il dato è in decremento negli anni per entrambe le classi di età. Il 28% delle donne durante la gravidanza ha frequentato un corso di preparazione al parto, per lo più presso un consultorio pubblico. La frequenza risulta superiore tra le donne al primo parto, italiane e con alta scolarità.

CRESCONO INDUZIONE E PARTI PILOTATI Il 59,2% dei parti, nel 2011, è avvenuto nei nove punti nascita, su 31 operanti in regione, che hanno assistito oltre 1500 parti all’anno; i punti nascita con meno di 500 parti l’anno sono 7 (erano 12 nel 2003) e comprendono 4 punti nascita dislocati in area montana, uno in pianura e 2 strutture private (presso queste ultime i parti rappresentano l’1.1% del totale). Il tasso di gravidanze pretermine è il 7,3%, quello di gravidanze post-termine è l’1,5%. Escludendo dall’analisi i tagli cesarei senza travaglio, il parto è indotto nel 26,1% dei casi (nel 7,.1% dei quali con prostaglandine); il motivo dell’induzione è per circa un terzo dei casi la durata post-termine della gravidanza e per quasi un altro terzo la rottura prematura delle membrane. Tra i parti in cui il travaglio è partito spontaneamente, nel 16,9% dei casi è stato poi però pilotato farmacologicamente (augmentation). Sia la frequenza di travagli indotti che di quelli pilotati mostra un trend in incremento negli anni dal 2003 al 2011.

SENZA DOLORE L’utilizzo di tecniche di contenimento del dolore in travaglio (indicatore rilevato dal 2007) riguarda il 61,9% dei parti (in specifico: 4,.1% con metodiche non farmacologiche, 13,2% con analgesia epidurale e 1,6% con altro tipo di analgesia farmacologica). Il dato è in deciso e costante aumento nei cinque anni considerati. Il tasso di parti cesarei è del 29% (il dato è in tendenziale calo negli anni analizzati) anche se è marcata è la variabilità fra i punti nascita

 

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