Gli studenti bocciano la Dad: il 67,7% preferisce andare a scuola

Indagine dell’Istat. Nonostante la confidenza con le tecnologie, solo l’11,9% predilige la didattica a distanza. E durante il lockdown è esploso l’uso dei social network

Quasi tutti gli alunni in Italia delle scuole medie e superiori ha sperimentato la Dad. La percentuale è elevatissima: 98,7% del totale, pari a 4,220 milioni di alunni. È quanto emerge dall’ultima analisi dell’Istat sulla percezione da parte degli studenti della didattica a distanza. Spiega l’istituto: “Sebbene “nativi digitali” e utilizzatori, anche prima della pandemia, delle tecnologie digitali per la comunicazione, l’informazione, il gaming e la fruizione di audiovisivi, il ricorso “obbligato” alla didattica a distanza ha sicuramente introdotto un cambio di passo nell’utilizzo delle tecnologiema anche nuovi elementi di diseguaglianza connessi a divari digitali (e socio-economici) pre-esistenti”.

Il divario digitale

Se è vero che i ragazzi erano già “molto connessi”, non tutti disponevano degli strumenti più adeguati, sia dal punto di vista dell’hardware sia della connessione di rete, per seguire numerose ore di didattica a distanza, spiega l’Istat. Durante l’emergenza le scuole, insieme ad altre strutture pubbliche e del privato sociale, hanno cercato di sostenere i ragazzi più svantaggiati mettendo a disposizione pc e tablet, “ma dai primi risultati dell’indagine emerge chiaramente che, anche dopo il primo lockdown, non è stato possibile appianare del tutto i divari”. Nonostante i giovanissimi facciano ampiamente ricorso a internet per numerose attività, la didattica a distanza non ha convinto la larga maggioranza degli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado. il 67,7% preferisce la didattica in presenza, il 20,4% ritiene uguali le due tipologie di didattica e solo l’11,9% predilige la didattica a distanza.

La fatica nello studio

Emerge una lieve differenza di genere: sono le ragazze a sostenere di più la didattica in presenza (69,5%) rispetto ai ragazzi (66,1%). Le differenze maggiori si riscontrano tra alunni italiani (il 68,3% preferisce le lezioni in presenza) e stranieri (60,3%). “Si deve considerare – dice l’Istat – che l’opinione espressa rispetto alla didattica a distanza è influenzata non solo da aspetti strettamente connessi alla fruizione delle lezioni e all’apprendimento, ma anche ad aspetti legati alla vita sociale e alle relazioni derivanti dal frequentare la scuola”. Il 70,2% degli alunni trova inoltre più faticoso seguire le lezioni a distanza, con differenze contenute tra italiani e stranieri.

Le relazioni deteriorate

Ma cosa è successo durante la pandemia e con il distanziamento sociale al mondo relazionale dei ragazzi? La pandemia ha avuto generalmente l’effetto di mettere in luce e aggravare divari e fragilità pre-esistenti. La diminuzione delle relazioni dirette è stata compensata da un sensibile aumento dei contatti virtuali attraverso l’utilizzo di chat/social network. Rispetto a prima della pandemia, l’utilizzo delle chat/social network è aumentato per il 69,9% degli alunni italiani e per il 64,1% degli stranieri.

Sono molte le attività di svago che sono mancate agli alunni delle scuole secondarie durante il periodo di distanziamento sociale. A pochissimi non è mancato nulla (2,5% degli italiani e 6,6% degli stranieri). Viaggiare è l’attività che è mancata di più agli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado (51%), seguita dalla libertà di uscire (49%), dalla frequentazione di “feste, cene e aperitivi” (48%). Aggiunge l’istituto: “Per queste ultime attività emergono rilevanti differenze tra italiani e stranieri: sono mancate al 48,9% degli italiani e al 37,3% degli stranieri. Lo stesso accade per la pratica sportiva, mancata di più al 42,9% degli italiani e al 35,7% degli stranieri e è riconducibile al fatto che gli stranieri praticano meno frequentemente sport e frequentano meno feste con amici. Sostanzialmente l’apparente minor impatto della pandemia sulla vita quotidiana extra-scolastica dei ragazzi stranieri, rispetto agli italiani, potrebbe ricollegarsi alla loro minore partecipazione sociale”.

L’opinione dei presidi

L’indagine ha coinvolto anche i dirigenti scolastici delle scuole secondarie per avere un quadro complessivo, integrato con il loro punto di vista, dell’impatto della didattica a distanza nel periodo pandemico. La maggior parte ritiene che lo “shock” nella vita scolastica e quotidiana dei ragazzi a seguito della pandemia abbia penalizzato l’apprendimento, ma solo di alcuni studenti (63,4%), il 29,8% ritiene che tutti gli studenti siano stati penalizzati e solo il 6,7% pensa che la pandemia non abbia avuto effetti negativi sull’apprendimento

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