Elena Meccagni, infermiera a Bologna, incinta di otto mesi, si è vaccinata contro il Covid. Ecco la sua storia.

«Ci tenevo molto. Vedere che i colleghi si vaccinavano contro il Covid e io non potevo farlo, mi metteva preoccupazione. Per fortuna, dopo il primo trimestre di gravidanza, sono stata rassicurata dal medico di base, dalla ginecologa, dall’ostetrica, confortata anche dagli studi di alcuni centri di ricerca statunitensi pubblicati sul New York Times, che dimostrano come i vaccini mRNa a, come Pfizer e Moderna, facciano passare gli anticorpi al feto senza danneggiare la placenta. E ora eccomi qua, in attesa della seconda dose».

Elena Meccagni, quasi trent’anni, incinta di otto mesi, è un’infermiera di Villa Baruzziana, l’ospedale privato di Bologna per la cura delle malattie neuropsichiatriche. La sua ansia di vaccinarsi è legata non solo al decorso che lo scorso anno, quando era ancora in servizio, ha visto su alcuni dei suoi pazienti, ma anche alla sofferenza psicologica che ha iniziato ad accusare nel maggio del 2020: «Dopo l’allentarsi delle restrizioni del primo lockdown, quando ho notato il menefreghismo di molti rispetto alle precauzioni, ho cominciato a indignarmi. Rabbia a parte, mi sono ritrovata ad affrontare una forte apatia, ho preso a isolarmi e sono calata di otto chili. Fino a quando, in agosto, sono rimasta ricoverata un mese. Lo stress che avevo accumulato nei mesi precedenti era stato d’impatto, a volte ripenso alle tante volte in cui, per il fatto di essere venuta a contatto con un paziente positivo, avevo dovuto isolarmi persino in casa, dal mio compagno».

In ottobre, quando ha saputo di aspettare un bambino, Elena ha iniziato a prendere informazioni sulla possibilità di vaccinarsi, pur non ricadendo nelle categorie degli aventi diritto: «Chiaramente avevo tutte le titubanze legate al mio stato, ma ero anche fortemente convinta della necessità di proteggermi. Quando ho ricevuto tutte le rassicurazioni del caso sul fatto che, a partire dal settimo mese, mi sarei potuta vaccinare, ho contattato l’Ordine delle professioni infermieristiche di Bologna, che si è immediatamente attivato con l’Asl per darmi questa opportunità. Sono davvero molto grata, spero che la richiesta della Società italiana di ginecologia e ostetricia, inoltrata al Ministero della Salute, di fare ricadere anche le donne in gravidanza tra le categorie “fragili”, vada in porto. In fondo anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha modificato le linee guida, consigliando il vaccino alle donne in gravidanza».

Elena, qualche giorno dopo la prima dose, ha scritto di getto un post su Facebook per raccontare di avercela fatta, a ottenere il vaccino: «Non mi aspettavo che il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini lo riprendesse sul proprio profilo. C’è stato un po’ di imbarazzo, oltre alla paura di leggere commenti sfavorevoli, non costruttivi, offensivi. Ma poi, pensandoci, credo che se il mio caso può servire a sensibilizzare ancora di più le persone sulla campagna, allora è andata bene. Ogni scelta è strettamente personale, ci mancherebbe. Davanti al consenso informato, che illustra rischi e benefici, ognuno è libero. Io sono contenta così».