“Non credo che il quarto d’ora o la mezz’ora d’aria o di passeggiata, se la situazione in casa è serena, possano fare la differenza. La cosa più importante, in questo periodo, è che i messaggi che diamo ai bambini siano il più possibile omogenei, per dare loro certezze. In questo senso, i genitori hanno un ruolo importantissimo nel veicolare stabilità”. Leonardo Loroni, pediatra ravennate, è consapevole del fatto che anche le comunicazioni più ufficiali, sul tema del diritto dei bambini a uscire durante la stretta dovuta al Coronavirus, siano state ambigue.

Ma il suo parere, davanti a una generale incertezza, è che siano i grandi a farsi portatori, rispetto ai più piccoli, di un’idea univoca sul da farsi: “Se i figli percepiscono che i genitori sono convinti della necessità di restare a casa e non danno valore alla divisione di pareri e all’attuale ‘tutto e il contrario di tutto’ che si sente, verranno rassicurati e sapranno affrontare bene questo periodo strano. L’importante è che il loro tempo venga comunque riempito e che abbiano la possibilità di avere un contatto con compagni, insegnanti ed educatori attraverso le tecnologie, affinché si sentano dentro la realtà”.

Secondo Loroni non è tanto la durata di questo periodo a dover spaventare ma, ancora una volta, il modo in cui lo si vive e soprattutto la maniera in cui i genitori si pongono: “Rassicurerei le famiglie sui bimbi più piccoli, che non hanno una percezione del tempo: che si possa tornare alla normalità domani o tra un mese, per loro poco cambia. Per i bambini più grandi, ovviamente, il discorso è diverso ma se ci occupiamo di loro con dedizione e tranquillità, attiveranno capacità di resistenza importanti”. Discorso diverso per i bambini che potremmo definire “fragili”, come quelli con disabilità: “In questo caso, davvero, non potere andare fuori può costituire un problema importante di salute. A quel punto uscire con la mamma o con il papà è una necessità, fondamentale per fare riacquisire una dimensione di abitudinarietà”.

Insomma, il messaggio è quello di non allargare indistintamente a tutti la possibilità della passeggiata: “Se potete, dico ai genitori, rinunciate ad uscire. I bambini, una volta fuori, hanno bisogno di correre, di sfruttare lo spazio intorno. Meglio contenerli, se si può, con regole chiare e tranquillità: è un principio di precauzione che adesso, davvero, va il più possibile rispettato. Invece di fare di testa nostra, affidiamoci ai messaggi istituzionali: dietro i decreti ci sono virologi, epidemiologi, pediatri, infettivologi”.