Le richieste arrivano da tutta Italia, la lista d’attesa si allunga e, nel frattempo, è nata la prima bambina, Giorgia. Frequentare un corso di accompagnamento alla nascita in tempi di Coronavirus non è possibile. Non lo è, almeno, nella solita modalità. E così lo psicologo psicoterapeuta milanese Marcello Florita e i colleghi dell’area perinatale Sipre (Società italiana di psicanalisi della relazione) hanno deciso di organizzare un percorso in streaming per non fare sentire sole le coppie che aspettano un figlio: “Da anni lavoriamo sugli aspetti psicologici della perinatalità. Davanti allo sfacelo generato dal Covid-19, non potevamo non pensare a quanto questo tsunami stia investendo anche le future mamme e i futuri papà, che di punto in bianco si sono ritrovati senza la possibilità di essere seguiti nei vari aspetti del diventare genitori. Per noi il momento della nascita è tutto fuorché semplice e banale, l’idea è stata quella di sopperire a una gigantesca mancanza”.

Al momento i gruppi attivati sono dieci, con persone originarie di tutte le regioni, Emilia-Romagna compresa: “Gli incontri sono quattro per gruppo, per un massimo di quattro o cinque coppie. Si accede all’incirca dalla 30esima settimana di gestazione. Per noi è un’esperienza senza dubbio nuova e che portiamo avanti con passione. Ci sono momenti molto belli, come quando abbiamo visto la piccola Giorgia in video, e altri più angoscianti, come uno dei nostri utenti che è in quarantena e si collega con la mascherina. Quel che vogliamo fare è aiutare le coppie a costruire lo spazio mentale per accogliere il bambino, operazione che di questo tempi è resa più difficoltosa dalle paure e dalle preoccupazioni legate al Coronavirus. Timori che riguardano anche il parto in sé: ‘Si potrà fare l’epidurale? Mio marito potrà partecipare al travaglio attivo?’. Oltre a queste domande, c’è l’ansia di entrare in un ospedale, dove si è più a rischio di contagio”.

Gli effetti che questo periodo avrà sul “dopo” dei neo genitori, invece, Florita e colleghi possono solo ipotizzarlo: “Quello che possiamo dire adesso è che per le coppie, l’isolamento a casa potrebbe essere un’opportunità perché le mamme, spesso sole, avranno accanto mariti e compagni nella quotidianità. Non dimentichiamo che il disagio del post-parto è un disagio della triade mamma-papà-bambino. In questo senso, un pezzettino di positività e di fortuna potrebbe arrivare per tutti e tre. D’altro canto, non ci sarà la famiglia allargata a disposizione, il che significa meno aiuti ma anche meno interferenze nello spazio di relazione col bambino, che l’uomo e la donna devono andare a costruire”. 

Anche per psicologi, psichiatri e ostetriche si tratta di un setting completamente nuovo: “In questo caso, usando una metafora, non possiamo prendere il treno e andare ad aiutare i terremotati, per poi tornare a casa nostra. Siamo anche noi in mezzo al terremoto, ‘tendati’ nella stessa situazione di emergenza”.

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