Test prenatale non invasivo, il ginecologo: “Ecco cosa cambia”

Poco a poco, in Emilia-Romagna, scomparirà il test combinato al quale molte donne in gravidanza si sottopongono per stimare il rischio che il feto presenti un’anomalia cromosomica. Sarà uno dei principali effetti della diffusione gratuita, prima a Bologna e poi in tutta la regione, del Nipt (Non Invasive Prenatal Test), un test non invasivo che con un semplice prelievo di sangue permette di prevedere le trisomie 21 (sindrome di Down), 18 (sindrome di Edwards) e 13 (sindrome di Patau) dalla decima settimana di gravidanza.

Gianluigi Pilu

A fare chiarezza sull’esame e sulle principali differenze rispetto ad amniocentesi e villocentesi ma anche rispetto, appunto, al test combinato. è Gianluigi Pilu, direttore dell’Ostetricia del Policlinico Sant’Orsola di Bologna: “La prima cosa da dire è che il test combinato ha la capacità di prevedere il 90% dei casi di trisomia 21, che non è solo la più frequente ma è anche la più elusiva, nel senso che è la più difficile da riconoscere. Con il Nipt, che studia il Dna libero fetale circolante, questa percentuale sale al 99%. Il che significa che le donne che avranno bisogno di esami più invasivi davanti a risultati dubbi scenderanno dal 5 all’1%. Un risultato importante soprattutto se si considera che le trisomie 21,18 e 13, da sole, sono circa il 40% delle patologie cromosomiche. Il 60% che rimane è composto da anomalie che hanno conseguenze più lievi o che non ne hanno proprio. Penso alle anomalie dei cromosomi sessuali, che consentono comunque di avere una vita normale: diverse coppie, non a caso, decidono di non interrompere la gravidanza davanti a una diagnosi del genere”.

C’è da dire, però, che amniocentesi e villocentesi restano gli esami che consentono di avere uno sguardo molto più ampio: “Non c’è dubbio che siano test che, le anomalie cromosomiche, ce le mostrano tutte. Il rischio che possa succedere qualcosa al feto oggi è davvero irrisorio, se non pari a zero. L’idea che siano pericolosi è stata ridimensionata, si tratta di test sicuri, come ci dicono gli ultimi studi. Le donne, in ogni caso, devono essere libere di scegliere. Il fatto che il test del Dna diventi gratuito è sicuramente un passo importante: bisogna ammettere che essendo un prelievo di sangue, ha una certa convenienza. E il fatto che prima costasse diverse centinaia di euro farà sì che ci sia un vantaggio economico anche per le donne stesse”.

Quanto ai tempi, se tutto andrà secondo le previsioni, dopo i nove mesi che serviranno a capire la fattibilità della diffusione gratuita del test, tutte le donne in gravidanza della Regione potranno averne accesso: “Speriamo che dall’inizio del 2021 possiamo essere a regime. La macchina organizzativa è molto complessa e va rodata”.

 

 

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g