Lo ha visto undici volte in undici anni. Lo ha incontrato di malavoglia, più che altro si limitava a telefonargli. E il figlio ci soffriva da morire, al punto da essere cresciuto senza un punto di riferimento fondamentale: il padre, appunto. Per questo motivo un uomo, ex calciatore dilettante, è stato condannato a pagare una somma di circa 70mila euro. La cifra è comprensiva della quota mensile di mantenimento (raddoppiata come sanzione) più un’altra per la sofferenza patita dal ragazzo (che oggi ha 15 anni) e che è stata quantificata in 13.200 euro.
La sentenza è stata emessa lo scorso 2 novembre dalla IV sezione civile del tribunale di Napoli. La vicenda è stata complicata dal trasferimento dell’uomo in Germania dopo la separazione. I rapporti col figlio arrivano a livelli minimi, quasi inesistenti e il bambino resta sconvolto. Come hanno ricordato gli avvocati al processo, il bimbo “si sente privo di una parte di sé, non ha piacere di vivere e talvolta ha realizzato comportamenti distruttivi verso se stesso, le proprie cose o gli altri; assume comportamenti caratterizzati da grande fragilità caratteriale: non riesce a fare scelte, anche quelle più semplici della vita di tutti i giorni; delega la madre per ogni circostanza e sostanzialmente la adopera per sopperire alle sue insufficienze caratteriali”.
Il legale ha reso noto ai media locali: “Soprattutto con riguardo al mancato pagamento del mantenimento la sentenza costituisce un precedente per i genitori inadempienti”. Adesso però non sarà facile riscuotere la somma, dando la caccia all’uomo in Germania.
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