La figlia era nata femmina e non maschio come avrebbe voluto lui, così il padre la prendeva sistematicamente a schiaffi nonostante la piccola avesse solo un anno. Non migliore era il trattamento che riservava alla moglie: calci, pugni, percosse con una cinghia e stupri. Per questo motivo un 30enne afgano residente a Milano è stato condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere: maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona e violenza sessuale i reati di cui è stato riconosciuto colpevole. Grazie al rito abbreviato ha potuto usufruire di un notevole sconto di pena.

Come informano i media locali l’uomo (uomo?) aveva sposato la moglie in Pakistan, quando lei aveva solo 15 anni mentre la figlia è nata nel febbraio 2017. Come recita la sentenza, entrambe sono state ripetutamente sottoposte “ad atti di violenza fisica e psicologica”. In particolare, dallo scorso 5 marzo e “in più occasioni, adoperava violenza – si legge nell’imputazione – sulla figlia minore prendendola a schiaffi in quanto di sesso femminile e non maschile, come il padre avrebbe voluto”.

L’afgano ha minacciato più volte la moglie con frasi del tipo: “Se chiami la polizia ti uccido”; “ti butto giù dal balcone”. Adesso la donna e la figlioletta vivono in una comunità.