“No, a scuola senza che nessuno lo segua non lo lascio. Per ora ho deciso di andarlo a prendere un’ora prima tutti i giorni. Ma prima o poi, una risposta, le istituzioni me la devono dare. Quelle ore in meno corrispondono, per lui, a molte meno possibilità di lavorare e stare in classe con i compagni”. Letizia (nome di fantasia) è una mamma di Longiano che all’inizio dell’anno scolastico ha visto le ore dell’educatore scolastico assegnate a suo figlio (e a carico del Comune di residenza) passare da venti a quattordici.

Il bambino, otto anni, affetto da un disturbo dello spettro autistico, frequenta la seconda elementare a Gambettola dopo che alla primaria di Longiano, a suo tempo, la famiglia non aveva trovato alcun dialogo con la preside: “Quando ho incontrato il sindaco del mio Comune per chiedere spiegazioni, mi è stato risposto che il budget a disposizione delle ore di educazione quest’anno non è sufficiente a coprire le richieste, visto che le certificazioni sono in aumento. E così è stato deciso di penalizzare i bambini che vanno a scuola fuori dal territorio comunale. Un criterio che fatico a comprendere e che considero altamente discriminatorio”.

Un mese fa l’Ufficio scolastico del Comune di Longiano, dopo la segnalazione di Letizia, le ha fatto sapere di non poter tornare sui propri passi. E così la mamma si è rivolta a un legale, tramite il quale ha mandato una lettera sia alla scuola del figlio che al sindaco Ermes Battistini: “La scuola mi ha risposto per la parte relativa al sostegno, facendomi sapere che dalle undici ore stabilite a settembre, saremmo passati a diciassette. Insomma, su quel fronte sono stata accontentata, anche se mio figlio avrebbe diritto alla copertura totale, diritto che forse potrei ottenere ricorrendo al Tar. Sul versante delle ore dell’educatore, invece, dal sindaco nessuna risposta nonostante siano passati trenta giorni”.

Letizia non è risposta a lasciar perdere: “Per ora ritiro mio figlio prima da scuola. Ma non può essere questa la situazione definitiva. Ho un bambino con delle difficoltà, faccio il sacrificio di portarlo a scuola lontano da casa perché so di trovare un po’ di umanità. Ci mancava solo che ci togliessero le ore”.