L’Oncoematologia pediatrica dell’Infermi di Rimini

“Quando un bambino ha una malattia oncologica, è l’intera famiglia che si spezza, che deve sospendere quello che stava facendo. Accogliere le famiglie intere è quindi fondamentale, anche e soprattutto per la serenità dei piccoli pazienti”. Roberto Romagnoli è il presidente di Arop, una onlus fondata a Rimini dai genitori che hanno vissuto l’esperienza dell’Oncoematologia pediatrica (qui il servizio realizzato da Emiliaromagnamamma due anni fa). E che quindi registrano, nella quotidianità, i bisogni reali. Tra questi, quello di avere un posto in cui stare durante le terapie, in cui fare incontrare al bambino che è malato familiari, parenti e amici, in cui condividere le giornate storte e quelle migliori.

La casa inaugurerà sabato 16 giugno in via Chiabrera 34B, nell’area Sgr Rimini, con un pic nic e una festa che si terranno a partire dalle 12,30.

“In questi anni – spiega Romagnoli – abbiamo molto lavorato per migliorare la qualità del reparto, rendendo più accoglienti gli ambienti e realizzando una zona a bassa carica microbica per consentire a bambini e genitori di stare insieme durante le terapie, in ambienti belli e protetti. Finché, ultimata quella parte, ci siamo concentrati sul fatto che molte famiglie provenienti da fuori, direi da Cattolica a Bologna, vivono il disagio logistico ed economico di doversi spostare o trasferire per le terapie“.

Così, nel 2010, è stata acquistata una piccola foresteria dietro l’ospedale, che però poteva ospitare solo un nucleo familiare. Così come è stato chiesto aiuto a diversi albergatori, che hanno accolto gratuitamente le famiglie: “Ma tutto questo non bastava. Il reparto ha numeri importanti, con trenta nuovi casi l’anno e 200 bambini seguiti, tra chi entra e chi esce dal percorso”.

Facendo il passo un po’ più lungo della gamba, è stata allora acquistata e ristrutturata una palazzina che potrà ospitare cinque famiglie e che nei prossimi mesi verrà arredata da Ikea: “Saremo operativi, speriamo, da settembre. Abbiamo studiato la ristrutturazione in modo che ogni nucleo possa avere la propria stanza privata ma soprattutto spazi comuni per mangiare, giocare, guardare la TV, stare insieme”.

Le famiglie potranno permanere da un minimo di tre giorni a un massimo di sei mesi: “Provvederemo anche all’acquisto dei beni di prima necessità. Non mancano, infatti, i casi di famiglie che oltre a dover affrontare la malattia sono anche in difficoltà economica”.

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