“No, mamma, non mi aspettare per pranzo, resto a studiare in biblioteca con la Valentina”.
Sì, lo so, eravamo rimasti fermi al punto del giro in scooter con il morosino che vi aspettate tutti si risolva in una descrizione dettagliata della mia prima volta, che ormai è la terza puntata della rubrica e ancora non siamo arrivati al clou. Avete ragione ma avete mai visto un film o letto un romanzo che alla terza scena o alla terza pagina vi sveli chi è l’assassino o riveli se Jack è innamorato di Jane o di Sandy? Beh, se sì avete un pessimo gusto in fatto di cinematografia e letteratura, ma vi ricordo che l’attesa del piacere sarà essa stessa piacere (tanto per restare in tema). Quindi mi perdonerete se il mio racconto sul mio rapporto adolescenziale con la sessualità sarà farcito di flash back e flash forward.
Chiudo gli occhi e vedo una stanza tappezzata di poster di calciatori del Milan, felpe e Nike seminate ovunque, una montagna di libri e quaderni sulla scrivania e lo zaino Invicta buttato ai piedi del letto… Non è la mia stanza, ma quella dell’amico col motorino, quello della musicassetta, ricordate? Una stanza uguale alla mia se non fosse per quei poster di calciatori (nella mia solo Take that e Leonardo di Caprio) ma per il resto… uguale. Abbiamo stanze simili quindi mi sentirò meno a disagio quando si avvicinerà e proverà a baciarmi… abbiamo pure le stesse Nike, vorrà pur dire qualcosa! Devo smetterla di tremare, di pensare “oddio, sarà un disastro, non sono pronta, che agonia!”
Non potevi nemmeno sperare nella telefonata salvifica dell’amico di turno o in un messaggio Whatsapp di qualche stalker perché non c’erano ancora i cellulari! Niente, sono spacciata, va bene leviamoci il dente, sarà una passeggiata, non sarà un lago di sangue, non patirò atroci sofferenze come qualche racconto di amiche ti aveva portato a prefigurare, non rimarrò incinta perché ci sono quei cosi alla fragola che lo impediranno, già i cosi alla fragola! Ce li avrà lui ? Li dovevo portare io ? E a metterli come si fa? Oddio, se per sbaglio si rompe? E questo reggiseno mi sta da schifo, se lo vede scappa. Massì, perché non ci ho pensato prima? Ora mi tolgo la felpa così alla vista del reggiseno bianco di flanella sarà lui a scappare e tutto questo avrà una fine!
“Preferisci i Nirvana o i Guns n’ Roses?
“I Nirvana”.
“Quale canzone?”.
“E’ uguale mi piacciono tutte… Come as you are…”.
“La faccio partire allora”.
Vieni così come sei… Con la voce e la chitarra di Kurt Cobain come sottofondo la tensione va un po’ via, ti togli le scarpe e ti siedi a gambe incrociate sul letto, l’imbarazzo svanisce, prendi in mano la copia del giovane Holden che era sul comodino, lo sfogli aspettando che qualcosa succeda. O che non succeda.
“Se vuoi te lo presto, me lo ridai la prossima volta.”
Ecco, ci siamo: la canzone è finita, non mi chiederà di sceglierne un’altra, ecco si sta avvicinando al comodino, apre il cassetto, starà prendendo i preservori, profilassiti o come diavolo si chiamano. No, sarà un disastro! E poi quella musicassetta era pure una schifezza, e a me piace il ragazzo con la kefia!
“Senti, tanto vale che te lo dica subito: io non ho tanta esperienza in fatto di ragazze, ho avuto solo una fidanzatina in terza media ma era di Comunione e Liberazione, voleva che le promettessi di sposarla se no non mi avrebbe fatto vedere neanche le mutandine, al campo scuola quest’estate ho conosciuto una ragazza di Rimini, una parecchio invasata col comunismo e l’amore libero. Mi leggeva brani di Simone de Beauvoir… Lei ci provava ma io ero troppo timido e quando alla fine mi ero deciso, lei il giorno dopo è partita, quindi spero che mi perdonerai se sarò molto impacciato e per sentirmi a mio agio, insomma per arrivare a fare quello, devo conoscere bene la persona, provare sentimenti. Voglio che la prima volta che faccio sesso sarà con una ragazza che amo, spero che non ti arrabbi…”.
“No, figurati, non ti giudico. Anzi, hai fatto bene a dirmelo, non dobbiamo fare per forza qualcosa oggi se non te la senti”. E mentre pronunciavo queste parole dentro di me tirai un sospiro di sollievo: non solo avevo evitato l’ostacolo ma non ero nemmeno responsabile della cilecca più mostruosa che nella mia vita sessuale mi sia mai capitata… Avevo vinto senza nemmeno combattere!
“Allora mi riaccompagni a casa? Comunque la cassetta era fighissima, grazie… Ah, dimenticavo, il Giovane Holden, te lo restituisco la prossima volta”. Ed è così che riuscii a trasformare la mia prima volta in una prossima volta. Quella copia del Giovane Holden è ancora nella mia libreria, lui non lo rividi più se non a ricreazione nei corridoi del liceo.
“Sì mamma, in biblioteca è andato tutto bene ma domani penso che studierò a casa, può venire a pranzo la Valentina?”
Dopo vent’anni e dopo aver superato inibizioni e timidezze devo riconoscere che però su una cosa quella ragazzina aveva maledettamente ragione: quel reggiseno di flanella faceva veramente schifo…
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