“Bimbi non vaccinati vittime di bullismo e isolamento”

Il sindaco di Gatteo, Gianluca Vincenzi, nei giorni scorsi ha inviato una lettera alle più alte cariche dello Stato “per rimarcare le criticità a cui vanno incontro i bambini da zero a sei anni estromessi dal percorso formativo di nidi e scuole dell’infanzia per inottemperanza all’obbligo vaccinale“. Il documento è stato inviato ai ministri della Salute Beatrice Lorenzin e dell’Istruzione Valeria Fedeli, al presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato ed è stato firmato anche dall’assessore alla Scuola Stefania Bolognesi.

“Indipendentemente da come la si pensi sul tema – spiega lo stesso Vincenzi su Facebook riportando il testo integrale della lettera -, crediamo sia necessario valutare attentamente l’impatto emotivo e sociale che questa esclusione da ogni percorso educativo e di socializzazione può avere sui bambini coinvolti, considerando anche le difficoltà future a cui andrebbero incontro al momento dell’ingresso, a 6 anni, alla scuola primaria”. Nella lettera viene specificato che l’esclusione dai servizi scolastici ed educativi fino a 6 anni “porterà un danno ai minori non vaccinati, creando inoltre discriminazioni e dando vita ad una nuova fascia di emarginati, vittime di possibili atti di bullismo e isolamento, cosa che già si sta realizzando nella nostra comunità”.

Vincenzi e l’assessore sottolineano di essere stati “sollecitati dai genitori che non intendono vaccinare i loro figli. Li abbiamo incontrati più volte, inoltre hanno inviato numerosissime lettere in cui in modo improprio, si chiede al sindaco di mettere in atto azioni volte a prendere posizione contraria nei confronti della legge. Non è nostra intenzione dare corso a queste richieste ciò nonostante il tono di alcune sollecitazioni ci pare assolutamente condivisibile”.

“Di fatto si verrà a creare una disparità di trattamento, una discriminazione fra bambini – continuano gli amministratori di Gatteo -. Questo aspetto ci riguarda, soprattutto perché in una piccola comunità come la nostra le relazioni sono più strette e le discriminazioni più evidenti e dolorose”. Così Vincenzi e Bolognesi si chiedono se il governo e i ministri abbiano “considerato che fra tre anni alla scuola primaria entreranno diverse migliaia di bambini che non avranno alle spalle una scolarizzazione, un’esperienza di socializzazione che li abbia preparati a relazionarsi con i pari età e con figure autoritarie di riferimento. Senza contare che saranno stati privati forzosamente di un’esperienza di crescita importante per il loro sviluppo armonico e conoscitivo, non avranno potuto giovarsi della grande opportunità di progressiva indipendenza e autonomia che inizia nei nidi e prosegue nelle scuole dell’infanzia”.

Ed ancora: Segnaliamo inoltre che è proprio nella fascia 0/6 che nei nidi e nelle scuole dell’infanzia si manifestano disturbi dell’apprendimento, problematiche di disabilità che personale formato e qualificato sa tempestivamente riconoscere e proprio in quel periodo, vengono iniziati e completati i percorsi di riconoscimento di diverse disabilità con la Legge 104. Grazie a queste diagnosi precoci i bambini iniziano la scuola primaria già con un insegnante di sostegno assegnato o comunque con un quadro chiaro di difficoltà e relativi ausili da mettere in campo”.

“Questi segnali d’allarme  – prosegue la lettera – non saranno attivi per i bambini esclusi dai percorsi educativi, come pure per noi Comuni non sarà possibile svolgere in loro favore tutta quell’opera di sostegno alla fragilità familiare e di individuazione di disagio familiare, quando non di violenza, che spesso si palesa a scuola e che le maestre con tanta sensibilità ci segnalano, dandoci così la possibilità di intervenire in sostegno del minore e della sua famiglia”.

Auspicando “una strada di dialogo e progressivi passi di avvicinamento e confronto costruttivo verso le famiglie che hanno scelto di non vaccinare i propri figli” Vincenzi e Bolognesi concludono ricordando che la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza obbliga gli Stati membri ad intervenire contro “ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari”.

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