Accesissimo dibattito sui vaccini ieri sera alla sala D’Attorre di Casa Melandri di Ravenna. C’erano circa 250 persone, molte delle quali con bambini appresso, all’incontro organizzato dal Gruppo genitori libera scelta. Dopo la visione del documentario “Il ragionevole dubbio” di Ambra Fredigo, ha preso la parola il pediatra Ugo Ceroni, visibilmente polemico: “Nessuno dei miei colleghi, in Emilia-Romagna, è pagato per vaccinare i bambini. Che io ne vaccini zero su cento o cento su cento, il mio stipendio è identico. Io lavoro per la salute dei vostri figli e queste illazioni sulle parcelle date ai pediatri sono offensive. Se questi devono essere i toni, sono pronto ad alzarmi e ad andarmene”.
Immediata la reazione di una mamma: “Semmai sono io a essere offesa da lei. Questa irriverenza è fuori luogo visto che siamo qui per capire meglio se i vaccini sono sicuri. In Italia chiedono a noi genitori di prenderci la responsabilità di eventuali reazioni avverse. Le pare possibile? Noi non siamo medici. Dobbiamo avere maggiori certezze da chi li somministra”. Critica anche la ginecologa Marina Calisesi, presente al tavolo dei relatori: “La medicina è lo sguardo sul singolo paziente. Non ha alcun senso obbligare nessuno a curarsi in un certo modo. Io sono qui da medico che si occupa di ginecologia dell’infanzia: sempre più spesso vedo nelle ragazzine le conseguenze del vaccino Hpv contro il Papilloma virus tra cui, ultimamente, un caso di diabete di tipo 1. Ma sono qui anche da mamma di un ragazzo pesantemente danneggiato dalla vecchia trivalente, che venne poi ritirata: mio figlio ha un’epilessia sintomatica con deficit psicomotorio. Quando offriamo ai pazienti uno strumento terapeutico, dobbiamo sempre fare una valutazione rischi/benefici”.
D’accordo Sabine Eck, medico e ricercatrice in medicina naturale: “Nessuno è del tutto contro i vaccini o a favore dei vaccini. Semplicemente, le persone vorrebbero che i medici facessero un discorso su misura, che i vaccini fossero ad personam. Il livellamento proposto dal decreto Lorenzin con l’obbligo vaccinale è impensabile”.
Tra il pubblico anche Fabrizio Varani, papà di una bimba morta in seguito a un danno da vaccino riconosciuto e indennizzato dallo Stato (avevamo raccontato la sua storia qui). A fargli da contraltare, il pediatra di famiglia Alfredo Di Caro, anche lui in platea: “Per quanto l’esistenza dell’immunità di gregge sia stata smentita dal documentario e venga da più parti messa in discussione, io dico che è dal 1996 che non vedo un caso di morbillo. E questa non è nient’altro che l’immunità sul gregge applicata sul campo. I genitori ci chiedono giustamente certezze sui vaccini. Dire che lo sono al cento per cento sarebbe sbagliato, la sicurezza assoluta in medicina non esiste. Ma i vaccini sono la miglior cosa che possiamo fare per prevenire certe malattie. Nel 2017 sentire che un bambino è morto di morbillo mi fa girare parecchio le scatole”.
Ma è sull’obbligatorietà che, ancora, si sono scaldati gli animi: “Proporre a un bambino di tre mesi dieci vaccini – ha proseguito Calisesi – è una follia immunitaria. Noi medici non possiamo non riconoscere certe patologie derivanti da vaccino, non possiamo non riconoscere che non c’è alcuna condizione di emergenza a giustificare questa imposizione. Tanto meno quella della meningite, che è stata letteralmente inventata. Abbiamo il diritto di scegliere”.
Anche Ugo Ceroni, più volte stimolato dal pubblico a dire la sua sull’obbligatorietà, alla fine ha concluso così: “Se l’avessero chiesto a me, di scrivere il decreto, mai avrei pensato all’obbligo. E questo continuo ripensamento sul numero di vaccini, prima 12 e poi 10, domani non si sa, fa fare al Ministero della Salute una figura ridicola. Non ho timore di dirlo in pubblico: non siamo burattini”.
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