E’ stato radiato perché prescriveva vitamina C ed integratori ad un paziente affetto da tumore. Un tipo di cancro, il linfoma di Hodgkin, che ha un tasso di guarigione del 95%. Sempre che venga trattato nella maniera giusta ed in tempo, naturalmente. Invece il paziente, Cristiano Trevisan, un giovane camionista vicentino, morì nel 2007 dopo mesi di sofferenze. Nei guai, dieci anni dopo i fatti, è finito il dottor Paolo Rossaro, medico di famiglia che l’ordine di Padova ha appena espulso in seguito alla condanna in Corte di Cassazione per il reato di omicidio colposo: un anno e sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.

Il medico ha spiegato al quotidiano Corriere del Veneto che si tratta di una decisione ingiusta: “Siamo al Medioevo scientifico. Siamo tornati alla caccia alle streghe, si processano le idee”. Come informa la stampa locale, Rossaro è tra i firmatari della petizione contro l’obbligatorietà dei vaccini e gode di una certa popolarità tra i pazienti dato che una raccolta firme on line per impedirne la radiazione ha raggiunto oltre 2mila sottoscrizioni.

Ai media il dottore ha inoltre chiarito che era stato paziente stesso a rifiutare la chemioterapia: “Io rispetto la volontà dei malati – ha detto al Corriere del Veneto -. Trevisan sapeva a cosa andava incontro, la diagnosi non l’avevo fatta io ma l’ospedale di Vicenza, che come me gli chiarì: per sopravvivere devi fare la chemio. Ma lui rispose: mio padre soffriva del mio stesso male, si affidò ai protocolli ufficiali e morì. A testimonianza delle mie parole c’è il suo consenso informato“. Scontato, dunque, il ricorso di Rossaro: l’organo deputato a decidere è la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie. La vicenda, dunque, non è ancora terminata.