Foto Twitter
Foto Twitter

Non ci sono parole per descrivere quanto sia beffardo, ingiusto, cinico e vigliacco il destino. Solo pochi giorni fa era tornato a vincere. Dopo quattro anni senza successi. Lo aveva fatto dedicando il successo ai suoi bambini, due gemellini: “Non mi avevano mai visto a braccia alzate“, aveva detto.

Poi questa mattina, appena tornato dal Trentino, era uscito per un allenamento in vista del Giro d’Italia, competizione che aveva conquistato nel 2011: non è più tornato. Michele Scarponi è morto a 37 anni a due passi da casa, nella sua Filottrano, nelle Marche, travolto da un furgone ad un incrocio. Il conducente ha completamente ignorato il ciclista dell’Astana, soprannominato l’Aquila di Filottrano.

Una circostanza che ci deve fare riflettere, tutti noi, ‘utenti deboli della strada’: ciclisti, pedoni, famiglie con il passeggino. Tutti in balia di delinquenti a quattro ruote, di chi non rispetta i limiti di velocità e le regole più elementari del codice della strada. Oltretutto in un Paese in cui la passione per i motori non di rado degrada nel fanatismo. Senza considerare un dato che la dice lunga sull’educazione civica e sulla mancanza del proverbiale buon esempio: lo sport più popolare, il calcio, fornisce un lungo elenco di atleti che, a bordo delle loro potenti vetture, hanno provocato incidenti stradali mortali (l’ultimo Stefano Fiore, solo qualche giorno fa) mentre nei casi di cronaca i ciclisti, come nel caso di Scarponi, sono sempre le vittime. Come avrebbe detto un popolare campione delle due ruote, Gino Bartali: “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare”. 

Scarponi era noto nell’ambiente del ciclismo per la sua simpatia, per la sua umanità e per la sua generosità: dietro la vittoria di Vincenzo Nibali al Tour de France 2014 c’è molto di Scarponi. In quella corsa fu decisivo per il suo capitano, a dimostrazione che il ciclismo è uno sport in cui la squadra conta moltissimo. Solo ieri dopo l’ultimo successo, conquistato in settimana al Tour of the Alps, Scarponi aveva pubblicato un post su Twitter nel quale era ritratto con i gemellini, con la maglia ciclamino conquistata alla corsa e con la seguente frase: Anche se solo per un giorno ho pensato di portarne a casa 2 di maglie da leader“. Che amarezza, che dolore. Ciao campione!