L’hanno chiamata dal governo, ne hanno scritto i giornali. Ma per realizzare il sogno di Francesca Cavallini, fondatrice e presidente della cooperativa Tice, che a Piacenza si occupa di apprendimento dei bambini con autismo o bisogni educativi speciali, servono almeno 300mila euro.

Mindbook, il progetto di Francesca, mamma di tre bambini, è un social network temporaneo pensato per ragazzi con svantaggio sociale, disturbi dello spettro autistico, altre problematiche neuropsicologiche. Ragazzi che spesso usano i social pur non sapendo fare e pur non conoscendone i rischi: dall’essere adescati da qualcuno di malintenzionato e diventare vittime di bullismo, fino a commentare troppe volte un post, salvo essere cancellati dalle amicizie.

“Anche i disabili usano lo smartphone o il tablet – commenta la presidente – ma non lo fanno per socializzare. Da qui l’idea di un social dedicato, con ripercussioni importantissime”. Si parte dal livello uno, un network in cui le famiglie si connettono – grazie anche all’aiuto di un moderatore – per condividere bisogni e necessità: “Un esempio? Un pulmino per trasportare i propri figli, di cui dividere le spese”. Si passa, poi, al livello medio, quello della community dei ragazzi tra gli 11 i 24 anni con disabilità, dove un moderatore insegna a utilizzare i social: interagire, accettare o rifiutare una richiesta di amicizia, reagire a un tentativo di adescamento.

Solo in ultima istanza, i ragazzi passano al livello intimity, che assomiglia a un vero e proprio Facebook, dove ci si scambia contenuti, si conversa privatamente, ci si dà appuntamento fuori: “Ed è qui che intervengono figure esterne, come studenti delle superiori o dell’Università, che possono accumulare crediti formativi facendo, di fatto, del volontariato on-line“.

L’abbonamento a Mindbook, attivo dalle 14 alle 21, dura tre anni, dopo i quali si è pronti per Facebook. Facebook al quale Francesca e i suoi ora si rivolgeranno per facilitare l’avvio del progetto: “Io ci ho messo tutta l’ingegneristica intellettuale, ho scritto il business plan e cercato persone interessate. Ma se Mark Zuckerberg ci desse la possibilità di usare la sua utenza, ne avremmo metà della fatta”.