Franco Zaccarelli con la moglie Giovanna
Franco Zaccarelli con la moglie Giovanna

Il suo secondo battesimo con la musica se l’è regalato la scorsa estate a Ravenna, al concerto dei Nomadi. Per lui, abituato a entrare in bagno la mattina e a sentir partire le note in concomitanza con l’accensione della luce, se non è stato un miracolo poco ci è mancato. Perché Franco Zaccarelli, 57enne di Bertinoro, mai avrebbe pensato, dopo quel fatidico ferragosto del 2010, di tornare a fare bene o male la vita di prima.

Colpito da un infarto mentre con la moglie Giovanna era in vacanza a Caporetto (“pensa un po’, neanche a farlo apposta”), dopo l’intervento del by-pass – presentatogli come risolutivo – e dieci giorni di coma farmacologico, ha vissuto l’inferno: “A causa di un’infezione, sono rimasto paralizzato da sotto gli occhi alla punta dei piedi. Solo la vista e il cervello funzionavano. E dopo avere preso antibiotici a non finire, uno mi ha causato un’insufficienza renale e fatto fuori l’udito, lasciandomi sordo da entrambe le orecchie. Senza contare che, a causa della tracheotomia, una corda vocale è rimasta paralizzata”.

Un incubo fatto di rianimazione, terapia intensiva, percorsi riabilitativi, per un totale di quattro mesi di ospedale: “Ritrovarmi a non sentire e isolato dal mondo, per me appassionato di musica e responsabile della produzione in un’azienda meccanica a Cesena, quindi abituato a riunioni e telefonate, è stato come morire. Le protesi mi aiutavano a malapena a distinguere i rumori ma non discriminavo le parole. E la logopedia, al massimo, mi dava una mano a leggere il labiale”.
In bilico verso la rassegnazione, su Facebook Franco si imbatte nell’associazione Asi (Affrontiamo la sordità insieme) di Carpi (“dove tra l’altro vive mia figlia Chiara”) e in particolare in un gruppo d’ascolto e incontro tra persone con l’impianto cocleare e persone non udenti senza impianto. Realtà con cui Franco prende presto contatti: “Erano già passati due anni e mezzo dall’infarto. E così, dopo avere conosciuto bene sia Domenico Pinto, presidente dell’associazione, che Maurizio Negri dell’Unità operativa di Otorinolaringoiatria di Carpi, mi sono convinto a sottopormi all’intervento per l’impianto che mi avrebbe consentito di sentire”.Operazione che spaventava moglie sua moglie Giovanna: “Sono stato uno dei primi, in Italia, a farla in anestesia locale. Essendo tracheotomizzato, non avrei potuto sopportare quella generale, che prevede l’intubazione. Per me è stata un’esperienza positiva: non ho sentito dolore, non ho avuto particolari strascichi. Certo è che ho sentito il rumore del trapano che mi fresava il cranio per inserire il ricevitore e mi sono accorto, insomma, di tutto quello che mi stavano facendo”. A un mese dall’intervento di maggio all’orecchio destro, grazie all’attivazione dell’impianto Franco ha ricominciato a sentire: “Dopo due mesi parlavo già al telefono e ho iniziato a riprendere in mano la mia vita. Nel gennaio dell’anno dopo, questa volta a Parma, ho fatto il secondo impianto all’orecchio sinistro”.
Oggi Franco ha ancora qualche problema a sentire nei luoghi affollati. Ma nulla in confronto al “silenzio terrorizzante” in cui era piombato dopo la malattia: “In azienda non ho più il ruolo di prima, faccio un lavoro gestionale al terminale. Sono stato ben accolto e capito, così come nella mia famiglia, dove sia mia moglie che i miei figli Chiara e Luca, al pari di mio fratello, che è stato per dieci anni sindaco di Bertinoro, mi hanno dato tutto il sostegno di cui avevo bisogno”. Le rinunce più grandi, al momento, sono la cucina e la musica: “Per i problemi ai reni devo seguire una dieta molto ferrea. La musica ancora non riesco a catturarla come prima, anche se mi arriva in maniera sempre più nitida. Chi mi incontra e sa quello che ho passato, dice che non di direbbe, nonostante la cicatrice alla gola. Faccio lunghe passeggiate, di recente io e mia moglie ci siamo regalati un camper. E il sabato sera, spesso, andiamo a ballare”.