C’è chi si mette a dieta in vista dell’estate per sembrare (almeno sembrare) in forma sulla spiaggia ma c’è anche chi, terminate le vacanze e tutti i bagordi, si guarda allo specchio, non si sopporta più e decide: “Basta, è ora di dimagrire, il limite è stato passato!”. E dato che la prova bilancia conferma le prime tragiche impressioni, la data fissata per cominciare a stringere la cinghia di solito è il primo settembre.
La giornata di oggi, dunque, per molti rappresenta lo spartiacque tra la vita vecchia e quella nuova. La lotta ai chili di troppo è cominciata a mezzanotte e si protrarrà fino a quando la ciccia alzerà bandiera bianca. Nessuna tregua, nessun armistizio, nessuna concessione, le diserzioni saranno duramente punite perché “right or wrong is my body”. Naturalmente tutto questo nelle buone intenzioni che, nei casi veramente irrecuperabili, durano fino a mezzogiorno. Se invece la forza di volontà non soccombe nel giro di qualche giorno, comincia una nuova routine fatta di sacrifici ma anche di nuove scoperte, di mondi e sapori da rivalutare: il pane di segale, la corsetta, la nuotatina, la rinuncia alla brioche, i cerali senza zucchero, l’insalata scondita…
Un consuetudine che ogni tanto, come è normale che sia, ammette eccezioni. Già, ma se non si usano tabelle da dietologia fantozziana e non si arriva alla mania di pesare il cibo al decigrammo, quando è possibile sgarrare? Quando concedersi un bel gelato senza sensi di colpa? E qui casca l’asino.
Per un popolo come il nostro, allergico alle regole ma amante della buona cucina e geloso delle proprie tradizioni culinarie, lo strappo è sempre dietro l’angolo. La giustificazione è immancabile, volendo. Il “per una volta cosa vuoi che sia” rischia di diventare il canone, non l’eccezionalità.
Facciamo una botta di conti. Come si fa a non santificare le feste? E allora tra le ‘eccezioni’ mettiamo subito (come minimo) Natale, santo Stefano, 31 dicembre, Capodanno, Epifania, Pasqua e Pasquetta. Senza dimenticare il santo patrono, che ce n’è anche di suscettibili. Non che le celebrazioni laiche non debbano essere onorate: 25 aprile, Primo maggio, festa della Repubblica. C’è chi ha dato il sangue affinché oggi noi possiamo fare festa, vogliamo mancare di rispetto? Come dire di no, poi, ai dolcetti di Carnevale e di Halloween e alle grigliate di Ferragosto in compagnia degli amici? Alzi la mano poi chi ha il coraggio di rifiutare le lasagne e la torta di compleanno della mamma: sarebbe un crimine. Mettiamoci pure i compleanni del babbo, dei nonni e di un altro paio di parenti stretti.
E i bimbi? Vogliamo rovinare le loro festicciole? Farli rimanere male con gli amichetti? Vorrai poi che non capitino un paio di matrimoni, una laurea, la comunione della nipotina? Ed ancora: andare in vacanza senza assaggiare le specialità del posto è veramente da ottusi: pazienza se poi otto su dieci sono fritte, ogni tanto bisogna fare un pieno di cultura. Chiudiamo con le 52 domeniche che ogni anno allietano la nostra vita, spezzano il tran tran e ci permettono di riunire gioiosamente la famiglia a tavola. Non certo di fronte a due sedanini e un ravanello avvizzito.
Dunque, la matematica dice che in in 365 giorni, almeno uno su tre può costituire un’eccezione. E di colpo siamo tornati al primo settembre: dunque, prendiamo il mouse e spostiamo la freccina ad inizio pagina…
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