Cinquantuno presidi, in Romagna, inizieranno giovedì l’anno scolastico “a cavallo” tra due scuole. Le “reggenze” decise dall’Ufficio scolastico regionale sono infatti 19 per la provincia di Forlì-Cesena, 18 per Ravenna e 14 per Rimini. Numeri che sulla carta sembrano non dire molto ma che, nella pratica, significano – per alcuni dirigenti scolastici – dover gestire migliaia di studenti (oltretutto su sedi diversi) e decine e decine di insegnanti, nonché distanze chilometriche non sempre irrisorie. Come i casi ravennati di Gennaro Zinno e Carla Solaini, “spalmati” tra Guido Novello e Istituto comprensivo “Foresti di Conselice” (il primo) e tra I.c. San Biagio e “Battaglia” di Fusignano (la seconda).
Agostina Melucci, direttrice dell’Ufficio scolastico provinciale di Ravenna, si trova quotidianamente a gestire le lamentele dei dirigenti capitati nel sistema delle reggenze: “Tutta la Romagna vive il nostro stesso problema ma speriamo davvero che dei 22 presidi in arrivo dalla Campania, novità annunciataci dal Miur, alcuni possano essere assegnati ai nostri territori, soprattutto nel Lughese, dove la sofferenza è forte”.
Tra chi non si aspettava la “chiamata” c’è Patrizia Ravagli, dirigente del liceo classico di Ravenna e quest’anno reggente al comprensivo “Olivetti-Callegari”: “Quando ho saputo che, dopo due anni di reggenza all’Istituto tecnico Morigia-Perdisa e un mese, lo scorso anno, al liceo artistico, sarei stata di nuovo reggente, l’ho presa molto male. Tra le tre scuole, stiamo parlando di 2mila studenti. Vivo praticamente dentro la scuola, potendo fortunatamente contare sul prezioso aiuto dei miei collaboratori”.
Anche nel resto della regione, il problema è molto sentito: a Bologna le reggenze sono 27, a Modena addirittura 29.
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